Volontariamente si è evitato ogni contatto con i medici e sanitari che quella realtà rappresentano e dal cui impegno sempre più gravoso, dipende il raggiungimento degli obbiettivi e rispetto dei programmi. I Lea e ticket sono rinviati a data futura, con buona pace del diritto alla salute e delle tasche dei cittadini
Nulla di nuovo e niente di buono per medici, dirigenti sanitari e personale sanitario del Ssn. Così Anaao Assomed commenta con un comunicato l’intesa sul Patto per la salute siglata da Governo e Regioni nel pomeriggio di giovedì. Il patto della salute, riprende la nota, conferma dubbi e perplessità sulla capacità di invertire la rotta di una politica recessiva. Anche la certezza delle risorse economiche stanziate, si dimostra effimera, confermate solo per il 2014, fissate (ma non certe) per il 2015 e 2016 rimangono direttamente dipendenti dallo stato della finanza pubblica. Un patto concluso tra Mef, Ministero della salute e Regioni, che volontariamente, ha evitato ogni contatto con i medici e sanitari che quella realtà rappresentano e dal cui impegno sempre più gravoso, dipende il raggiungimento degli obbiettivi e rispetto dei programmi. Il patto, sottolinea Anaao, non si discosta dalla politica sanitaria fino a oggi perseguita, basata sul taglio dei posti letto, sull’implementazione del loro tasso di occupazione, sulla definizione di nuovi criteri per il ricovero molto discutibili alla prova dei fatti, che continua ad ignorare gli effetti destabilizzanti che ne conseguono sia clinici (aumento del rischio clinico, abbassamento della qualità) sia sociali (esclusione dalle cure delle fasce più deboli della popolazione, aumento del tempi di attesa, sovraffollamento del Dea). E mentre si dichiara la volontà di ricalibrare i punti di forza del sistema ospedale/territorio, di fatto si riduce il raggio di azione degli ospedali, a cui peraltro si chiedono maggiori funzioni e si attribuiscono più estese competenze. Il piano di riordino della assistenza territoriale, continua la nota dell’Associazione sindacale, che per il momento si arricchisce di acronimi (Uccp, Aft), rimane un programma di buone intenzioni sulla carta, impossibile da attuare per la maggioranza delle Regioni stante i gravi ritardi accumulati sul piano della organizzazione dei servizi. Un patto che sottende nuove energie e un rilancio della politica dell’occupazione e che invece, a rigorosa invarianza di spesa, si poggia sulle spalle dei medici e sanitari che sono sempre più stanchi di aspettare che si rimuova il blocco del turnover, che si ristabilisca un confronto contrattuale e che si metta fine alla lunga lista di prevaricazioni subite in questi anni. E mentre si registrano brillanti dichiarazioni di consenso da parte del Ministro della salute e delle autorità regionali, a margine segnaliamo, conclude la nota, che le due grandi questioni centrali per i cittadini quali i Lea e ticket sono rinviati a data futura, con buona pace del diritto alla salute e delle tasche dei cittadini.
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