La globalizzazione rischia di ricalcare il sistema feudale: i «signori» di oggi sono quelli che decidono l’informazione Negli ultimi anni è prevalsa una divulgazione "sponsorizzata"
Sul numero di giugno del British Medical Journal (2008;336:1402-1403), Ray Moynihan affronta nell’articolo "Key Opinion Leaders: independent experts or drug representatives in disguise?" il ruolo di una particolare categoria di medici, i cosiddetti "opinion leader". Gli opinion leader sono degli esperti indipendenti o rappresentanti del farmaco sotto mentite spoglie? Il ruolo degli opinion leader (si veda anche Il Sole-24 Ore Sanità n. 29/2008) è un fenomeno prevalente degli ultimi 15-20 anni in cui le industrie farmaceutiche hanno inteso rafforzare il lavoro dei loro informatori scientifici del farmaco associandoli all’informazione data da medici esperti in questo o quel settore. Gli investimenti dell’industria farmaceutica a livello di marketing (dati del 2004, Nejm 2004;351:1185-1190) hanno raggiunto fatturati notevoli, circa un terzo del bilancio, ciò a testimonianza che l’industria pone fiducia a questo tipo di propaganda farmaceutica. Infatti, è stato visto che in linea generale, dopo meeting sponsorizzati con presenza di opinion leader, il fatturato del farmaco, oggetto delle relazioni, ha un trend in crescita. Uno dei settori di maggior intervento da parte degli opinion leader è l’oncologia medica, che come specialità raggiungerà nel 2008 un volume di affari di 41 bilioni di dollari contro i 24 del 2004. Si realizza di fatto che pochi medici specialisti oncologi (sia a livello mondiale che italiano) sono i responsabili della maggiore spesa farmaceutica per categoria di farmaco e per tale motivo degni della massima considerazione e informazione indirizzata. Il target dell’opinion leader italiano, per restare nel settore dell’oncologia, è di un esperto (si badi bene, non di uno scienziato) che entra in circuiti ben stabiliti sia congressuali che di pubblicazioni scientifiche. In linea generale, l’industria farmaceutica collabora attivamente a finanziare gruppi cooperativi di ricerca che spesso fanno capo all’opinion leader. Il ruolo delle società scientifiche è estremamente marginale nel porre rimedio a questo fenomeno con norme anti-conflitto di interessi, anzi riuscire a entrare nei consigli direttivi delle società scientifiche è un elemento che rafforza il ruolo dell’opinion leader. Può un medico che riceve un determinato compenso per ogni singola relazione in simposi commerciali o a meeting satelliti di eventi congressuali societari mantenere un’indipendenza scientifica? Di primo acchito la risposta è no. Lo scrivente ha più volte dichiarato che se il relatore, come prima slide del suo intervento evidenziasse il "grant" che ha ricevuto per la relazione, la percezione dei suoi enunciati sarebbe diversa da parte dell’uditorio e, probabilmente, lui stesso cercherebbe di essere il più asettico possibile. Attualmente, la globalizzazione mondiale, per analogia, potrebbe ricalcare il feudalesimo medievale con vassalli (opinion leaders mondiali), valvassori (opinion leaders continentali) e valvassini (opinion leaders nazionali/ regionali) che si integrano tra di loro e risentono di una certa gerarchizzazione. Appare evidente che il ruolo dei vassalli è il più critico per una corretta informazione e indipendenza. È indubbio che a livello delle maggiori riviste scientifiche, e anche in congressi internazionali, si stanno delineando delle norme anticonflitto sempre più precise, però il vecchio detto latino Ottone I incontra Papa Giovanni XI (miniatura) "Pecunia non olet" potrebbe far presa nel far perdere l’indipendenza scientifica del singolo. Siccome la ricerca indipendente è ormai quasi del tutto sparita è evi