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Ecco alcuni dei risultati di uno studio appena pubblicato su Jama internal medicine da cui emerge, tra l’altro, che sono diminuiti anche i membri Irb che sentono la pressione delle loro istituzioni per approvare certi protocolli. Gli autori dell’articolo, coordinati da Eric Campbell del Massachusetts general hospital di Boston hanno ripetuto uno studio che avevano già svolto nel 2005 per approfondire natura, portata e conseguenze delle relazioni industriali tra i membri Irb che fanno parte di scuole mediche ad alta intensità di ricerca e di ospedali di insegnamento statunitensi. Scoprendo che la percentuale di membri che hanno rapporti con l’industria non ha subito significative variazioni dal 2005 al 2014: 37,2 contro 32,1%.
Inoltre, la percentuale dei componenti che pensavano che altri colleghi non avessero rivelato in modo adeguato i loro rapporti finanziari è calata dal 10,8 al 6,7% nel medesimo periodo. Allo stesso modo, il numero di membri Irb che si sentivano pressati dalle proprie istituzioni per approvare protocolli è passato dal 18,6 per cento del 2005 al 10% del 2014. Tuttavia, il numero di quelli che hanno contribuito a stilare protocolli o linee guida in cui avevano conflitti di interessi (Coi) non è calato quanto sarebbe stato legittimo attendersi, passando dal 35,2% nel 2005 al 24,9% del 2014.
E in un editoriale Laura Weiss Roberts della Stanford university school of medicine in California, commenta: «Questi risultati suggeriscono che le azioni e le garanzie legate alla sorveglianza degli Irb sono migliorate negli ultimi anni, ma che resta una scoraggiante mancanza di progressi nel realizzare le condizioni necessarie per svolgere gli studi sull’uomo in modo etico».
Jama Intern Med. Published online July 13, 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.3167
Jama Intern Med. Published online July 13, 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.3172