Dunque a giugno saranno pubblicati i dati 2015 relativi a partecipazioni a convegni, oneri per i relatori, consulenze e comitati consultivi, ma anche alle sovvenzioni a progetti di ricerca e sviluppo, che vengono pubblicate in aggregato. I medici e le loro organizzazioni saranno informati dall’impresa dell’intenzione di pubblicare questi dati, e naturalmente i professionisti devono dare il proprio consenso, per la normativa sulla privacy.
La pubblicazione “avverrà nel Paese dove il medico o l’organizzazione medica svolgono la loro attività in prevalenza.Indietro non si torna, e posso già dire che la risposta dei medici è stata molto positiva: prevediamo percentuali di consenso molto elevate”, dice Scaccabarozzi, che non vuole ancora sbilanciarsi sulle previsioni, ma sulla base delle prime rilevazioni confida che “una stragrande maggioranza dei medici darà il consenso alla pubblicazione dei dati”. In caso contrario, i dati saranno pubblicati dalle singole imprese in forma aggregata sul sito aziendale.
Se quest’anno saranno pubblicati i dati del 2015, quello di giugno diventerà un appuntamento annuale. E una volta a disposizione, i dati potranno essere utilizzati anche per degli studi. In grado, ad esempio, di mettere in luce le strutture ospedaliere che raccolgono più finanziamenti e, dunque, si mostrano più abili sotto questo aspetto.
“I dati – assicura il presidente di Farmindustria – sono trattati e raccolti sulla base di linee guida a livello europeo”. Un’operazione che ha creato anche posti di lavoro aggiuntivi. “Solo nella mia azienda abbiamo dovuto assumere tre persone per questo scopo, anche perché i numeri pubblicati devono essere assolutamente precisi”, dice Scaccabarozzi. L’auspicio è quello di “dichiarare tutto, perché per noi si tratta davvero di trasferimenti di valore, per porre fine a una cultura del sospetto”. Il ‘disclosure code’, un codice “volontario di autoregolamentazione”, farà luce anche sui pagamenti per la formazione medica (sostenuti all’80% dalle aziende) e per la ricerca, “ma in quest’ultimo caso il dato sarà parziale: non tiene conto dei ricercatori del privato o delle Cro” (Organizzazioni di ricerca a contratto), conclude.
Pubblicato il: 08/04/2016 – adnkronos