“Devo fare la lista dei buoni e dei cattivi”: così parlava il professor Aversa. Le intercettazioni. E quei soldi per il figlio
Al centro ancora una volta l’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma la cui direzione non avrebbe vigilato. «Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me». Così parlava Franco Aversa intercettato. E poi spuntano bonifici anche per il figlio con i soldi delle sponsorizzazioni dei congressi.
Fonte: R.it Parma – 3 ottobre 2018 e Gazzetta di Parma
“Ci sono delle aziende che hanno contribuito in maniera sostanziale e altre che non hanno nemmeno risposto, quindi è chiaro che devo fare la lista dei ‘buoni’ e dei ‘cattivi'”. “Più che le modalità a noi interessa il conquibus… quando il conquibus arriva per noi va bene… tanto per essere pragmatici”.
Poi la minaccia diretta: “C’era un atteggiamento di non apertura, per cui lo dico francamente… questi nuovi prodotti che voi dovete lanciare, qui praticamente non entreranno mai!”.
Così parlava Franco Aversa, direttore della struttura complessa di Ematologia e trapianto midollo osseo del Maggiore finito ai domiciliari nell’inchiesta Conquibus. Arrestata anche Paola Gagliardini, amministratrice delegata della Csc srl, centro servizi congressuali, di Perugia. Accertate sponsorizzazioni per congressi o simposi chiesti alle aziende farmaceutiche con la promessa di utilizzare questo o quel farmaco, concorsi pilotati per assumere candidati già preventivamente individuati e, infine, attività professionale non autorizzata.
“Non li trovano, non li trovano, non c’hanno un potere contrattuale…no !…io l’ho acchiappato all’Intemazionale e li ho detto: ragazzi metteteve seduti….meno di 40mila euro non comincio neanche a parlare..ve sta bene?…non ve sta bene? Ve faccio capire che ve costerà questa cosa in un anno”.
“Però, mi sembra che adesso sta uscendo quell’altro farmaco, mi sembra molto più funzionante del vostro. Due giorni dopo erano 15mila. Cioè devi avere potere contrattuale, no? Chiaro se no non lo fai un congresso del genere…e io lo faccio perchè voglio fare al congresso bella figura”.
“Eh adesso qua me paghi….mi esci dal 10mila euro me li becco io del congresso. Come supporto organizzazione dell’evento”.
“Cioè collaborare significa io do una cosa a te, tu dai una cosa a me. Ee io do una cosa a te tu non dai niente a ine non è collaborazione”.
“Dialoghi di una limpidezza senza precedenti” riporta l’ordinanza. Emerge inoltre che tra i beneficiari degli emolumenti vi era Aversa Alessandro (figlio dell’indagato), il quale si vedeva accreditare la somma di 3.773,58 (netti) dalla Csc senza avere effettuato alcuna prestazione e sulla base di un contratto di consulenza redatto e sottoscritto a posteriori.
Erano Aversa e Gagliardini loro i vertici di una organizzazione che assicurava, secondo l’accusa, favori alle aziende farmaceutiche – report positivi o negativi per questo o quel medicinale – in cambio di sponsorizzazioni per convegni e simposi medici e anche contributi economici che finivano direttamente nelle tasche degli indagati.
Secondo l’accusa, Aversa sfruttava la sua fama e il ruolo apicale ricoperto nell’azienda ospedaliera universitaria e faceva leva sul sostegno di altre figure rilevanti dell’ospedale, indagati, che “laddove non partecipanti agli accordi corruttivi, sostenevano le strategie dell’Aversa senza obiezioni”.
Il medico, si legge nell’ordinanza, “compiva atti contrari ai propri doveri d’ufficio, consistenti nel piegare e monetizzare la funzione pubblica ricoperta – e i doveri di imparzialità ad essa connessi, sia come medico ospedaliero che come formatore Ecm – a fronte della dazione di utilità (denaro, per sé, per i suoi collaboratori e per la Csc di Gagliardini Paola), corrisposta in forma di sponsorizzazione dei convegni e compensi per la partecipazione”.
Nel 2015, nel corso di una conversazione con la segretaria, il medico le riferisce che non vuole più avere nulla a che fare con una determinata azienda, dato che non ha risposto alla sua richiesta di sponsorizzazione del congresso e che nessuno dei suoi collaboratori parteciperà agli eventi segnalati da quella impresa farmaceutica, aggiungendo che prima di avere di nuovo dei contatti con lui, l’azienda dovrà “strisciare un po’”.
Riferisce inoltre alla segretaria di avere detto chiaramente che avrebbe utilizzato i farmaci delle aziende concorrenti per ritorsione. Infine, il medico fa l’esempio di un manager di una casa farmaceutica che ha sostanzialmente fatto licenziare proprio perché non ha tenuto la condotta da lui richiesta e non si è adeguato al suo sistema”.
Ed è il giudice per indagini preliminari a tirare in ballo la direzione dell’azienda ospedaliera universitaria: “Anche quando era divenuto palese che l’Aversa esercitasse extra moenia pur percependo l’indennità di esclusiva, l’Azienda ospedaliera, invece di deferirlo o sanzionarlo, concludeva un convenzione con il laboratorio privato in cui l’Aversa visitava i propri pazienti, autorizzandolo a esercitare senza che vi fosse alcuna reale necessità se non quella di cercare di regolarizzare ex post la posizione del professore”.
Per gli indagati, 36 in tutto, le accuse vanno dalla corruzione alla truffa aggravata passando per l’induzione indebita a dare o promettere utilità, violazioni del testo unico delle leggi sanitarie, abuso d’ufficio e falso ideologico. Fra gli indagati molti sono professori o dirigenti dell’università di Parma. L’operazione del Nas ha coinvolto 200 militari e si è ramificata in sette regioni, 11 le misure cautelari.
Fonti: R.it Parma – 3 ottobre 2018 – Gazzetta di Parma 05 Ottobre 2018
N.d.R.: Il problema della corruzione esiste ed è stato favorito grazie anche all’incompetenza e all’incapacità della Regione Emilia Romagna e dell’ANAC ai quali, ad inizio anno, Fedaiisf aveva predetto che con la loro scellerata e inutile azione bloccavano gli ISF e spianavano la strada a tutte le altre figure commerciali aziendali.
Vero è però che il sistema di “finanziamento” dei congressi è codificato dall’AIFA e dalla legge. I congressi, da sempre, si organizzano con i soldi delle aziende farmaceutiche e, “conditio sine qua non”, per la loro partecipazione è l’avere almeno un farmaco interessato dalle argomentazioni di quel convegno.
Se le aziende hanno rispettato la procedura stabilite dalle leggi, la responsabilità non è la loro. Questo significa che le aziende si difenderanno scaricando le responsabilità sui lavoratori. Siamo curiosi di vedere la reazione del Dr. Scaccabarozzi, visto che anche l’azienda di cui lui è AD è implicata nel procedimento.
“Ovviamente” il Dr. Scaccabarozzi non ne avrà saputo niente, la sua sarà una “responsabilità oggettiva”, ma qualcuno sarà pur stato a prendere le decisioni di infrangere la legge. Fra l’altro l’azienda che dirige è l’unica in cui si vedono coinvolti due ISF. Ciò significa una violazione anche degli art. 122 e 126 del D.Lgs. 219/06 e una palese inosservanza del Codice Deontologico di Farmindustria di cui è Presidente. Inoltre è registrata e inserita impropriamente nella Tabella Regionale degli ISF dell’Emilia-Romagna la A.M., che non è ISF e fa parte del marketing, violando così anche il Regolamento Regionale che vieta a chi non è ISF di fare informazione scientifica e vieta di affiancare gli ISF nella loro attività.
Occorrerà il giudizio di un Tribunale per stabilire le responsabilità ma il “disonore” che cala sul Presidente Scaccabarozzi, sulla sua Azienda e su Farmindustria è devastante. Sappiamo che il Dr. Scaccabarozzi è solitamente molto attento agli aspetti legali per cui restiamo in attesa di “veri” provvedimenti di pulizia all’interno della sua azienda, sull’invadenza illegale del marketing sull’informazione scientifica che con i suoi dipendenti (del marketing) Capi Area hanno costretto gli ISF a comportamenti illeciti e sulla Direzione Scientifica, da cui dipendono gli ISF, che non ha vigilato sulle illecite interferenze del marketing.
Ed aspettiamo anche che si sblocchi quel ridicolo tavolo sugli ISF Farmindustria Sindacati, istituito col nuovo CCNL, incaricato di stabilire (non ridete troppo!) se applicare la legge o meno all’informazione scientifica.
Con Farmindustria il Dr. Scaccabarozzi ha promosso convegni autocelebrativi dal titolo “produzione di valore“, dimostri ora che il valore non è solo per le loro tasche ma è un valore morale di cui si dovrebbe andare orgogliosi!
Un altro quesito “sorge spontaneo”: ma quelle aziende finite nella lista nera perché non hanno denunciato? Omerta?
“Regole sempre più stringenti danno fastidio alle aziende perbene e non fanno né caldo né freddo a quelle delinquenziali” (Davigo). Per pretendere il rispetto delle regole, occorre creare un ambiente di diffusa percezione della necessità di tale osservanza.
Le inutili regole imposte dalla regione Emilia Romagna allontanano la gente per bene e selezionano i corruttori, molto ligi all’osservanza delle regole
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