Venerdì scorso ha proposto la creazione di una task force federale per monitorare i prezzi dei farmaci; penalizzare le aziende che fanno improvvise e ingiustificate variazioni di prezzo; e cercare alternative ai trattamenti troppo cari.
Combattere gli aumenti dei prezzi, in particolare in materia per quei farmaci che gli attuali proprietari non hanno sviluppato, ha un fascino populista. E il piano di Clinton può anche avere effetto; minaccia certamente i profitti delle società il cui modello è in parte focalizzato sull’acquisizione di vecchi farmaci e aumentarne i loro prezzi, come Valeant e Mylan. Venerdì le loro azioni sono scese fino al 3,7 e 4,9 per cento, rispettivamente. Endo, un’altra società farmaceutica, è sceso fino al 5 per cento.
Ma il suo piano non può avere un grande impatto sulla crescita della spesa nazionale complessiva. Questa è per lo più concentrata sui costosi nuovi farmaci – su cui il piano di Clinton è meno probabile che abbia successo.
Si prevede che la spesa per farmaci su prescrizione passerà in un decennio a 600 mld di dollari. La task force di Clinton potrebbe essere ideale per qualcosa come il farmaco per il cuore Isuprel, il cui prezzo la Valeant ha massicciamente aumentato dopo l’acquisto da Marathon Pharmaceuticals. Un ente di controllo potrebbe multare Valeant o contribuire ad immettere sul mercato un altro concorrente, o entrambe le cose. E chi si lamentava? E’ un vecchio farmaco Valeant che non ha nulla a che fare con la ricerca.
Ma questo compito teoricamente è specificamente mirato ai farmaci più anziani, quelli “che sono stati a lungo sul mercato”. Ciò significa che probabilmente non inciderebbe su un qualcosa di simile alla cura dell’epatite che Gilead ha lanciato nel 2013 e 2014. Questi farmaci avevano una valutazione alta fin dall’inizio e hanno contribuito negli Stati Uniti a guidare l’aumento del 13,1 per cento nel 2014 della spesa per i farmaci su prescrizione, un salto più grande in un anno che in una decade.
Xalkori è un nuovo farmaco brevettato che Pfizer ha contribuito a sviluppare, ed è meno politicamente appetibile combattere i suoi aumenti di prezzo. Portando in competizione un tale farmaco potrebbe scoraggiare le aziende a spendere miliardi per la ricerca di nuovi farmaci. Ed estendere il potere di controllo su tali farmaci porterebbe a controllo diffuso dei prezzi, il che probabilmente rende una politica inefficace.
Supponendo che potrebbe superare il voto del Congresso e la politicamente potente lobby farmaceutica, il piano di Clinton potrebbe essere un ottimo inizio per trattare gli eclatanti aumenti dei prezzi anomali.
Ma veramente controllare i problemi legati ai prezzi di Big Pharma – tra cui l’opacità, uno stuolo di intermediari, e prezzi fissati a piacimento dalle aziende, spesso indipendentemente dal valore – avrà un forte impatto sulle medicine? Clinton ha già annunciato che questo è un obiettivo parziale a questi problemi, ma l’intenzione è provare ad affrontare una strada in salita ancora più grande di questo nuovo e più limitato sforzo.
Max Nisen – Sep 2, 2016 – Bloomberg