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Nuova bufera sulla famiglia Aleotti

Mentre avanza i primi passi il processo per il colossale riciclaggio di un miliardo e 200 milioni contestato a Lucia e Giovanni Alberto Aleotti, figli del novantenne patron del Gruppo Farmaceutico Menarini Alberto Aleotti, la Procura di Firenze non cessa di indagare sulle operazioni finanziarie della famiglia. E in particolare sull’acquisto, nel 2012, del 4% delle quote di Banca Monte dei Paschi di Siena: il tetto massimo comprabile all’epoca da parte di un privato. Una partecipazione costata 178 milioni e di recente ridotta all’1%, con una perdita dichiarata di circa 70 milioni. L’ipotesi è che la somma utilizzata per l’ingresso in Mps provenga dagli immensi giacimenti di denaro al nero accumulati in 30 anni dal patron Alberto Aleotti con la contestata truffa sui prezzi dei princìpi attivi dei farmaci ai danni del Servizio sanitario nazionale, oltre che con la corruzione di pubblici ufficiali e una vasta gamma di frodi fiscali. Accuse che la famiglia ha sempre respinto.

Nel dicembre 2011 il Tribunale del riesame di Firenze annullò il sequestro di un miliardo e 120 milioni disposto nei confronti di Alberto Aleotti. Il denaro tornò nella disponibilità della famiglia e in seguito la Cassazione ha reso definitivo il dissequestro. La Procura ritiene comunque che la somma sia di provenienza illecita e i figli di Aleotti sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di averla riciclata. Nel 2011 la famiglia ha fatto pace con il fisco versando 372 milioni. Ma le sono rimaste a disposizione vaste riserve. All’inizio del 2012 una parte della somma svincolata dal Tribunale del riesame era depositata presso la fiduciaria Ubs di Milano. E’ da qui, secondo l’accusa, che provengono i 178 milioni utilizzati per l’acquisto delle quote Mps. L’operazione, però, è stata più complessa, e ha una anteprima in Svizzera, dove la famiglia ha ottenuto da Ubs un prestito garantito dalla polizza depositata presso la fiduciaria milanese, del valore di circa 400 milioni. La Procura di Firenze svolgerà una rogatoria inSvizzera, dalla quale potrebbe scaturire una nuova ipotesi di riciclaggio o reimpiego.

Per acquistare la partecipazione in Mps gli Aleotti hanno costituito la società Finamonte, iscritta nel registro delle imprese il 19 marzo 2012, pochi giorni prima dell’annuncio dell’ingresso nella banca senese. Socio unico di Finamonte è Alberto Aleotti. Ora anzianissimo, malato e interdetto, è stato un geniale imprenditore che ha trasformato una piccola impresa farmaceutica fiorentinain una multinazionale che fattura oltre 3 miliardi. Ma, secondo le accuse, lo ha fatto a spese del Servizio sanitario nazionale, caricato da una spesa farmaceutica gonfiata a dismisura da triangolazioni illegali. Per le sue condizioni di salute, Aleotti non può essere processato per la truffa. I suoi figli, invece, sì. E al processo per riciclaggio sono parte civile la Presidenza del Consiglio, il ministero della Salute e quasi tutte le Regioni e le Asl d’Italia.

28 marzo 2014 di FRANCA SELVATICI / La Repubblica

 

 

 

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