La giornata parlamentare del 13 Novembre 2020
Il Governo lavora al decreto ristori ter e rilancia il dialogo con l’opposizione
Il conto del Covid lievita ogni giorno; nel weekend, nuove ordinanze potrebbero portare la maggior parte delle regioni d’Italia in fascia arancione o rossa. I governatori di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna già chiedono nuove risorse per la loro mini stretta e sembra ormai certo che il Governo sia pronto a varare un decreto ristori ter, così come un nuovo scostamento di bilancio, che secondo alcuni potrebbe essere di 20 o addirittura sfiorare i 30 miliardi di deficit ulteriore per il 2021. Sul nuovo scostamento potrebbe costruirsi il dialogo con l’opposizione che porti a una legge di bilancio maggiormente condivisa; il tavolo di confronto potrebbe essere una conferenza dei capigruppo allargata ai presidenti di Camera e Senato. Ma il percorso, aperto da Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti, non decolla: è agli atti la freddezza di Matteo Salvini. In una riunione con i capi delegazione e il ministro Roberto Gualtieri, il premier Giuseppe Conte ribadisce di voler garantire aiuti a tutti coloro che dalla crescita dei contagi sono costretti a chiudere. Nelle “pieghe del bilancio” sarebbe rimasto ancora qualche ulteriore risparmio da dirottare sulla partita, risorse che potrebbero superare il miliardo ma fermarsi sotto i due. Che basti, viene ritenuto improbabile, non solo perché altre Regioni rischiano di passare in zona arancione o rossa ma anche perché cresce il pressing per estendere i ristori già disposti con i primi due decreti.
In Senato uno dei due relatori, il pentastellato Vincenzo Presutto, chiede di guardare alle “filiere e cali di fatturato” e non solo a chi è toccato direttamente dagli ultimi Dpcm, un punto su cui il Movimento sta spingendo e che potrebbe essere inserito nel decreto ristori ter. L’intenzione originale era quella di attendere gennaio, quando diventerà disponibile il fondo Covid creato con la manovra, ma l’orientamento sarebbe invece di accelerare, anche perché vanno garantiti i fondi anche alle attività chiuse dai governatori con le nuove ordinanze regionali. Il Parlamento aspetta ancora la legge di bilancio, varata quasi un mese fa: al Mef si lavora a ritmo serratissimo per cercare di chiudere entro questa settimana e dare modo alle Camere di avviare la sessione di bilancio. Il testo, e il nuovo scostamento di bilancio, non dovrebbero essere sul tavolo del Cdm convocato per questa mattina, ma prima dell’invio alle Camere dovrebbe esserci un ultimo confronto nel Governo, in vista di un passaggio parlamentare stretto, perché s’incrocia con i due decreti ristori che confluiscono in un esame unico. I margini dei parlamentari, salvo il nuovo intervento in deficit, sono ridotti, ecco perché l’opposizione si mostra scettica su un percorso condiviso. I presidenti delle Camere Roberto Fico ed Elisabetta Casellati starebbero esaminando la possibilità di rendere la Capigruppo congiunta di Montecitorio e Palazzo Madama un tavolo di confronto permanente maggioranza-opposizione. In più, ci sarebbe l’idea di un relatore di minoranza sulla manovra.
A gennaio arriveranno 1,7 milioni vaccini in Italia
Il countdown per l’arrivo dei vaccini anti-Covid è cominciato: “Confidiamo di poter vaccinare i primi italiani alla fine di gennaio”, annuncia il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. A ricevere subito le dosi saranno un milione e 700mila cittadini, che saranno scelti in una serie di categorie individuate in funzione della loro “fragilità e potenziale esposizione al virus”. Dunque davanti alla fila ci saranno, com’era prevedibile, le persone che negli ospedali lavorano in prima linea sul fronte della lotta al virus, ma anche gli anziani e i fragili. In coda i più giovani. Parole di speranza arrivano dallo stesso premier Giuseppe Conte, per il quale la distribuzione, in tutto il mondo, dovrà essere “equa” e sarà “una sfida enorme che richiede una pianificazione molto accurata”. In queste settimane di attesa sarà messo a punto un piano del Ministero della Salute che determinerà un target di persone. La somministrazione cura non avverrà quindi “da domani né da subito per tutti” e non sarà su base regionale, ma “il Governo ha deciso per una centralizzazione del meccanismo”, individuando le categorie dei primi cittadini per i quali sarà necessaria, spiega il commissario Arcuri, investito in queste ore dal Governo anche come responsabile del piano operativo per la distribuzione delle dosi in Italia.
“Non serve avere il vaccino in un luogo A piuttosto che in un luogo B”, sottolinea il Commissario, frenando le parole di chi, come l’assessore alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu, si diceva già sicuro che “entro gennaio” sarebbe arrivato nella propria regione. Lo stesso Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute aveva sottolineato: “Noi abbiamo le Regioni e dobbiamo fare un piano che contempli questa frammentazione. Quindi siamo svantaggiati nella rapidità decisionale, ma c’è una squadra, coordinata dal Capo del Dipartimento prevenzione del Ministero Gianni Rezza, che sta lavorando per elaborare il piano più adatto alla nostra realtà”. Dopo le prime dosi di gennaio, quelle prodotte dal colosso farmaceutico statunitense Pfizer, ne arriveranno altre in Italia nei mesi immediatamente successivi e non si esclude affatto l’acquisizione di vaccini provenienti da altri produttori. Potrebbero però allungarsi i tempi dell’Ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and drug administration (Fda), per la revisione e la prevista approvazione del vaccino anti Covid-19 delle aziende Pfizer e BioNtech; la decisione arriverà con tutta probabilità intorno a fine dicembre.
Il M5S va verso gli Stati Generali. Previsto un intervento di Conte
Tutto pronto per l’atto conclusivo degli Stati generali del M5S, in programma questo fine settimana. Il congresso pentastellato, interamente online, sarà suddiviso in due momenti. La giornata di domani e la mattina di domenica saranno dedicate a 3 tavoli di lavoro distinti, cui parteciperanno 305 rappresentanti scelti dalla rete. I delegati avranno il compito di approfondire il contenuto dei documenti prodotti dalle assemblee regionali. Nell’ambito di questi tavoli, si legge sul sito degli Stati generali, potranno essere previsti dei sotto-tavoli necessari ad affrontare singoli argomenti; l’obiettivo è “la redazione di un documento di sintesi”.
I riflettori sono puntati soprattutto sull’assemblea plenaria di domenica, della durata di 3 ore, che sarà trasmessa interamente in streaming dai canali social del M5S. Al dibattito prenderanno parte 30 relatori (anch’essi votati dagli iscritti) per un tempo prestabilito di 5 minuti ciascuno. Oggi il Blog delle Stelle, al termine delle votazioni, ha diffuso l’elenco delle persone che prenderanno la parola alla plenaria di domenica: presenti tutti i big, dall’ex capo politico Luigi Di Maio al presidente della Camera Roberto Fico, passando per Alessandro Di Battista. Nella lista figurano anche il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e gli ex Ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Per Parole guerriere, il think tank animato dalla deputata Dalila Nesci, c’è Luigi Gallo; parlerà anche l’ex titolare della Salute Giulia Grillo, voce spesso critica all’interno del gruppo parlamentare. E ancora: la consigliera pugliese Antonella Laricchia, considerata molto vicina a Di Battista; i deputati dimaiani Michele Gubitosa e Luigi Iovino e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano; l’ex Iena oggi europarlamentare Dino Giarrusso; sempre nella giornata di domenica, è previsto l’intervento del premier Giuseppe Conte. Hanno deciso di restare fuori, invece, Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli e Alfonso Bonafede che però aprirà la giornata, dopo l’intervento del capo politico Vito Crimi. Al momento non è previsto alcun intervento di Davide Casaleggio e di Beppe Grillo ma non escluso, anche un suo blitz.
Il Pd spinge per una riforma della Rai sul modello della Bbc
Si accende sempre di più all’interno della maggioranza lo scontro sulla Rai. “Ha bisogno di un sistema di governance nuovo. C’è la necessità di mettere in condizione la tv pubblica di competere, recuperando quell’autonomia necessaria per garantire il pluralismo proprio del servizio pubblico” è il rilancio del sottosegretario all’Editoria Andrea Martella. “La politica non può più comandare sulla Rai. Se vogliamo cambiarla davvero abbiamo bisogno di quella governance autonoma e indipendente, in grado di lavorare senza i condizionamenti dei partiti”, la risposta del pentastellato Di Nicola; “Invito pertanto tutte le forze politiche, a cominciare dal Pd, a mettere sul tavolo le loro proposte. Noi siamo pronti da due anni”. Ed eccola la proposta dem: venga affidata a una Fondazione la proprietà “nonché la scelta delle strategie e dei vertici operativi”, come “garante dell’autonomia dal Governo del servizio pubblico e della sua qualità”. Il piano è contenuto in una proposta di legge presentata alla Camera un mese fa dal vicepresidente del partito Andrea Orlando che ieri ha criticato il Cda dell’azienda per la nuova infornata di nomine.
Per il numero due del PD “Oggi la Rai, più che in passato, corre il rischio di una paralisi decisionale dovuta all’incrocio tra la tradizionale lottizzazione e l’attuale incerto bipolarismo. Da molti anni, ormai, il Consiglio di amministrazione fatica a prendere decisioni strategiche”; in questo settore “un’azienda che non sia in grado di prendere rapide decisioni strategiche rischia di essere tagliata fuori da ogni competitività”. Il vicesegretario dem, dopo aver sottolineato che uno dei punti del contratto di governo “è la riforma del sistema radiotelevisivo improntata alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”, osserva che “sarà sempre più difficile identificare il servizio pubblico e giustificarne il finanziamento, soprattutto se continuerà a non differenziarsi dal modello della televisione commerciale”. L’obiettivo, dunque, è arrivare ad “una governance indipendente dal potere politico” perché “questo è un limite gravissimo”. Da qui la necessità di un intervento “indispensabile e urgente” in un clima di “civile confronto tra maggioranza e opposizione”. Nei fatti l’intenzione è ricalcare il modello Bbc proposto nella riforma Gentiloni del 2007.