Attualmente sono in commercio ben 1750 farmaci anche molto diversi tra loro i cui nomi sono talmente simili o assonanti da poter dar luogo a confusione.
Una corsia del pronto soccorso in cui il medico chiede l’aspirina e l’infermiere prontamente accorre con l’eparina, oppure si chiede l’idrocortone e arriva l’idrocodone. Non è una sorta di parodia del genere "il pronto soccorso più pazzo del mondo" ma è quanto accade negli ospedali americani. Nell’ultimo anno sono stati documentati, raccogliendo dati nel solo dieci per cento di tutti gli ospedali statunitensi, circa 26 mila casi di errori di somministrazione di farmaci per incomprensione tra gli operatori sanitari. La causa? Non è l’incompetenza ma l’eccessiva somiglianza tra i nomi di alcuni prodotti. Nelle urla del pronto soccorso non sempre si riesce a capire il nome corretto del farmaco. La notizia è apparsa sull’ultimo numero della rivista Newsweek.
Questa singolare analisi ha fatto emergere che attualmente sono in commercio ben 1750 farmaci anche molto diversi tra loro i cui nomi sono talmente simili o assonanti da poter dar luogo a confusione. Un buon numero di errori medici, dunque, che si verificano in condizioni di emergenza, sono dovuti a problemi di comunicazione.
D’altro canto a volte si stabiliscono dei veri e propri codici nei reparti di emergenza per cui di fronte ad un paziente con un particolare quadro clinico se il medico chiede la "neo" l’infermiere è assolutamente in grado di comprendere se deve preparare della neosinefrina per aumentare la pressione sanguigna o l’antibiotico neomicina oppure la neostigmina per contrastare il rilassamento della muscolatura dopo un intervento chirurgico. Ma se in reparto c’è una persona nuova o qualcuno che non conosce il codice il meccanismo ben rodato salta.
Una soluzione proposta da alcuni esperti è quella di stilare una check-list, di scrivere cioè i farmaci che vengono forniti al paziente al momento dell’urgenza e, appena si ha un po’ di respiro, controllare la lista e verificare se tutte le somministrazioni sono state fatte correttamente. Il punto sarebbe verificare se questa via è realmente praticabile considerando che, in un reparto di emergenza, scrivere i farmaci somministrati ai pazienti potrebbe aggiungere un ulteriore livello al caos già esistente. emanuela grasso Il Pensiero Scientifico Editore 07-02-08
Bibliografia. Adler J. You say aspirin, I say heparin. Newsweek 30 gennaio 2008.