Tra i migliori film italiani di tutti i tempi trovano senz’altro posto alcuni dei primi film di Ermanno Olmi, scomparso ieri all’età di 86 anni (era nato a Bergamo nel 1931). Non solo per la loro forma compositiva, ma per essere stati del tutto eccentrici nel nostro panorama produttivo, indicandone per contrasto i limiti, le volgarità, i compromessi, certi misteriosi flussi di denaro, rimettendo in primo piano personaggi cancellati.
Alla mostra di Venezia lo scorso anno è stato presentato dall’Istituto Luce un film di Olmi «scoperto» in pizze che portavano solo la sigla T.S. per «tentato suicidio», un esempio di cinema industriale commissionato nel ’68 dalla casa farmaceutica Sandoz: da una parte la presenza autorevole del direttore dell’ospedale psichiatrico di Milano, di altri medici e psichiatri che con freddezza clinica e tabelle esplicative illustrano i dati e le cause del fenomeno che sembra colpire notevolmente più le ragazze che i ragazzi. Dall’altra Olmi racconta una infelice storia d’amore caratterizzata dalla differenza di classe, un film che testimonia anche la grande trasformazione giovanile in atto.
Estratto da “Addio Ermanno Olmi, ha dato voce agli umili” sul Manifesto del 8.05.2018