Il Gruppo Farmaceutico Menarini fa pace con il fisco. Dopo l’annuncio, il 29 giugno, della decisione del patron Alberto Aleotti di chiudere il suo contenzioso personale versando 324 milioni di euro, oggi è stata confermata l’avvenuta adesione delle società del gruppo, dalle quali arriveranno altri 48 milioni. In tutto l’Agenzia delle Entrate incasserà 372 milioni di euro (oltre 700 miliardi di lire) più il 12% di tasse sui guadagni che l’azienda ha realizzato investendo il denaro nascosto al fisco. In dicembre Alberto Aleotti aveva ricevuto un "processo verbale di constatazione" di oltre tre miliardi per imposte non versate, sanzioni e relativi interessi. Ora l’Agenzia delle Entrate precisa che le maggiori imposte evase accertate ammontano a circa 500 milioni di euro, più sanzioni e interessi. L’accordo viene quindi ritenuto molto soddisfacente.
"La vicenda in questione — ha dichiarato Luigi Magistro, direttore centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate —rappresenta il caso più rilevante di evasione internazionale mai trattato, il cui esito positivo per l’Erario è stato favorito dai recenti interventi normativi sul contrasto a queste forme di evasione": in particolare, la presunzione che i capitali detenuti all’estero e non dichiarati costituiscano, salvo prova contraria, redditi non tassati in Italia.
La procura di Firenze —che contesta ad Alberto Aleotti una colossale truffa sui prezzi dei principi attivi (le materie prime dei farmaci) e ai vertici del gruppo farmaceutico la associazione a delinquere, il riciclaggio e la frode fiscale, e che nel novembre scorso ha ottenuto un sequestro "per equivalente" di beni pari a un miliardo e 200 milioni — è stata parte attiva nella trattativa con il fisco e ha già sbloccato una parte dei beni sequestrati pari all’importo che Alberto Aleotti si è impegnato a versare al fisco. L’inchiesta sulla Menarini è un caso evidente in cui la giustizia non è un costo ma una risorsa. Con questa inchiesta ha fatto recuperare allo Stato la rilevantissima somma di 372 milioni di euro, corrispondente a circa cento volte l’importo delle spese di giustizia annuali (intercettazioni, consulenze, interpreti ed altro) della procura stessa.
07 luglio 2011 – FRANCA SELVATICI