Il 93% dei medici ritiene che il fenomeno sia destinato ad aumentare. Per il 64% si tratta di uno strumento che ha garantito la diminuzione della probabilità di errore ma, allo stesso tempo, il 69% la considera un fattore limitante. Tra le cause principali alla base del problema, il 31% indica una legislazione sfavorevole. LA RICERCA
12 novembre 2014 – quotidianosanità.it
12 NOV – La medicina difensiva si conferma un problema in progressiva espansione per il Ssn con un impatto stimato tra i 9 e i 10 miliardi, pari al 10,5% della spesa sanitaria. Il 58% dei medici dichiara di praticarla e gli effetti sono enormi: in termini di costi erode il 14% della spesa totale per la farmaceutica, il 25% per gli esami strumentali, il 23% per gli esami di laboratorio e l’11% per le visite specialistiche. Sono i dati raccolti dalla ricerca elaborata dall’Agenas, che ha condotto uno studio pilota su quattro Regioni: Lombardia, Marche, Sicilia, Umbria.
Il fenomeno appare in costante crescita: il 93% del campione indagato ritiene che la medicina difensiva sia destinata ad aumentare. Per il 64% dei medici si tratta di uno strumento che ha garantito la diminuzione della probabilità di errore ma, allo stesso tempo, il 69% la considera un fattore limitante. Tra le cause principali alla base del problema, il 31% indica una legislazione sfavorevole per il medico, il 28% il rischio di essere citato in giudizio e il 14% uno sbilanciamento del rapporto con il paziente.
I suggerimenti per arginare il fenomeno però non mancano. Il 49% dei medici spiega che basterebbe attenersi alle evidenze scientifiche e il 47% rivela che servirebbero interventi organizzativi, in primis una riforma delle norme che disciplinano la responsabilità professionale.