(AGI) – Santa Margherita di Pula (CA), 16 ott. – I medici di famiglia italiani sono sempre piu’ vecchi: complice l”imbuto’ della formazione universitaria, che di fatto blocca per molti giovani l’accesso alla professione, i camici bianchi sotto i 40 anni si contano davvero sulle dita di una mano: in tutto il paese, su 43.985 medici di medicina generale, gli under 40 sono appena 243, pari a uno su 200 (lo 0,5 per cento del totale). Con il rischio concreto, entro 8-10 anni, di avere seri problemi di ricambio generazionale, con una conseguente penuria di medici. Sono i dati forniti dall’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, e diffusi durante il congresso nazionale della federazione dei medici di famiglia (Fimmg) a Santa Margherita di Pula. I medici di famiglia, secondo questi dati, di bianco oltre al camice hanno anche i capelli: quelli tra i 28 e i 30 anni sono appena quattro in tutta Italia, quelli tra i 31 e i 35 anni sono 49, e tra i 36 e i 40 sono 190. In tutto, 243 under 40, ‘mosche bianche’ in una professione che sta invecchiando. Non va molto meglio per i medici tra i 41 e i 45 anni, che sono 1.729, appena il 3,93 per cento del totale. Le fasce di eta’ piu’ rappresentate sono i 46-50enni (6.277, il 14,27 per cento) e soprattutto i 51-55enni (15.108, il 34,35 per cento) e 56-60enni (15.119, il 34,37 per cento). Ma sono numerosi (quantomeno assai piu’ dei colleghi piu’ giovani) anche i 61-65enni (4.143, il 9,42 per cento) e i 66-70enni (1.366, il 3,11 per cento). ‘La gran parte dei medici di famiglia e’ in eta’ avanzata – ammette Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg – a causa soprattutto dell’universita’ che non garantisce il ricambio. Si crea un imbuto a livello di scuole di specializzazione’. D’altra parte, molte universita’ optano per investire di piu’ sulla formazione per discipline specialistiche che per la medicina generale, e la conseguenza e un invecchiamento della professione senza adeguati ricambi generazionali. ‘Sul turn over – conferma Milillo – c’e’ il rischio che vada via in dieci anni meta’ dei medici senza che ne entri l’altra meta’. Potremmo sentire in meno di dieci anni gli effetti di questo scarso ricambio, anche se con la nuova organizzazione dell’assistenza primaria potrebbero bastare anche meno medici. In ogni caso il problema c’e’, serve una programmazione mirata’.
AGI Salute – venerdì 16 ottobre 2009