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Medici di Famiglia: il sondaggio di Fimmg Formazione conferma la volontà di rimanere liberi professionisti.

Medici di Famiglia: il sondaggio di FIMMG FORMAZIONE conferma la volontà di rimanere liberi professionisti. Più del 40% abbandonerebbe il corso di formazione in caso di dipendenza.

Fimmg – 18 febbraio 2025

Un recente sondaggio condotto tra i medici in formazione del Corso di Medicina Generale (CFSMG) ha evidenziato una netta opposizione alla proposta di trasformare i Medici di Medicina Generale (MMG) in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale.

Dai dati raccolti fra gli oltre 3000 partecipanti emerge che circa il 70% si dichiara contrario alla dipendenza, mentre solo una minoranza la considera un’opzione accettabile. Inoltre, una percentuale significativa di corsisti ha espresso forti dubbi sulla possibilità di proseguire il proprio percorso formativo nel caso in cui la dipendenza diventasse obbligatoria.

I risultati sottolineano quanto la prospettiva di una rivoluzione dello status giuridico possa incidere sui tassi di abbandono del CFSMG. E’ pari al 40% la quota  degli intervistati che ha dichiarato di abbandonare il CFSMG, mentre un ulteriore 35% sarebbe fortemente incerto sul proseguimento della formazione.

Questi numeri confermano che ciò che apprezzano di più i colleghi di questa scelta è l’autonomia professionale e il rapporto di fiducia con il paziente, che sono valori imprescindibili per chi fa della Medicina Generale una scelta vocazionale. Il modello libero-professionale nell’ambito della convenzione garantisce flessibilità organizzativa, una migliore conciliazione lavoro famiglia, una più efficace personalizzazione delle cure e una maggiore aderenza ai bisogni dei cittadini, elementi che verrebbero compromessi in un sistema rigido e burocratizzato.

Questi risultati, in un momento di grave carenza di medici, non possono essere ignorati in quanto delineano una presa di posizione forte tra chi ambisce ad iniziare a breve la professione. La trasformazione dei Medici di Medicina Generale in dipendenti non risponde alle aspettative di chi ha scelto oggi la medicina generale, pur nella consapevolezza da tempo condivisa della necessità di una revisione del corso di formazione e di un aggiornamento dei modelli organizzativi del territorio.

FIMMG da sempre sostiene che il ruolo del Medico di Famiglia debba continuare a evolversi fin dai modelli formativi universitari e post laurea nel rispetto della sua identità, valorizzando la vicinanza ai pazienti, l’autonomia organizzativa e la capacità di offrire cure personalizzate.

Per questo, è fondamentale che le decisioni sul futuro della Medicina Generale tengano conto dell’esperienza e delle esigenze di chi ogni giorno lavora sul territorio, garantendo sostenibilità organizzative ed economiche nella prospettiva di un rilancio l’attrattività del sistema nel momento più importante, quello del ricambio generazionale in corso. Il sistema medicina generale non può permettersi il lusso di concedere ulteriori errori dopo quelli relativi alla programmazione delle risorse umane che hanno contraddistinto le scelte politiche degli ultimi decenni.


Il sondaggio SNAMI

Un sondaggio condotto su 1051 medici italiani, sia convenzionati che non convenzionati, ha evidenziato una crescente richiesta di stabilità contrattuale, in particolare tra i medici più giovani e quelli che operano nel Sud Italia.

Davide Fabbrica, responsabile centro studi SNAMI che ha condotto la ricerca, ci rivela i dati: “Tra i medici convenzionati, il 62% desidera mantenere il proprio contratto. Tuttavia, al Sud emerge una tendenza opposta: il 59% preferirebbe un contratto di dipendenza, una percentuale significativamente più alta rispetto al Nord e al Centro (33%).
I medici più giovani manifestano una maggiore insoddisfazione per i contratti attuali rispetto ai colleghi più anziani, evidenziando l’urgenza di una riforma contrattuale che possa rispondere alle loro esigenze.

Gli uomini sono più propensi a preferire il mantenimento del status convenzionato (66%), ma tra loro una percentuale significativa (33%) vorrebbe passare a un contratto di dipendenza.
Nelle donne spicca invece maggiormente la volontà il passaggio ad contratto di dipendenza (40%), considerato le scarse garanzie offerte dalla convenzione, ma ancora una percentuale significativa (58%) preferisce rimanere convenzionata.”

“Questi dati confermano quanto il nostro sistema sanitario stia attraversando una fase critica,” dichiara Angelo Testa, Presidente dello SNAMI, “I medici italiani sono costretti a scegliere tra la flessibilità del sistema convenzionato e la sicurezza del contratto di dipendenza, senza trovare una vera valorizzazione della loro professionalità. È necessario ripensare il sistema contrattuale per andare incontro alle esigenze di stabilità, soprattutto dei giovani e delle donne, oramai prevalenti in termini di forza lavoro, e al contempo preservare l’autonomia e l’efficienza che caratterizzano il modello convenzionato.”

“Non possiamo ignorare il malcontento che emerge da questo sondaggio,” conclude Testa. “È nostro dovere lavorare affinché i medici italiani possano operare in un contesto che li valorizzi e li supporti, per il bene del nostro sistema sanitario e dei pazienti.”

COMUNICATO 29 GENNAIO 2025


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Redazione Fedaisf

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