I medici dovrebbero andare ai funerali dei loro pazienti? Sì, tutto sommato. Oltre al valore umano (e in molti casi religioso) dell’atto di sé, si tratta di una forma di disponibilità estremamente apprezzata dai familiari dei pazienti, che generalmente li rassicura e permette loro di raccogliere informazioni che reputano preziose. Lo sostiene un editoriale pubblicato sul “British Medical Journal”. Ovviamente non si tratta di consulenze professionali nel senso stretto del termine, ma più di conversazioni ed incontri di natura sociale e umana. La partecipazione alle esequie potrebbe in qualche modo contribuire all’elaborazione del lutto da parte dei familiari. Un medico ha il dovere di essere disponibile. Il vuoto per i familiari arriva dopo il funerale del loro congiunto, ed è in quel momento che si sentiranno più grati al medico se vorrà parlare con loro, aiutandoli a superare lo shock e il dolore della perdita e mettendoli sulla strada che porterà all’accettazione del lutto. La frequentazione regolare dei funerali dei pazienti più sfortunati potrebbe non essere adatta a tutti i medici, ma in generale, soprattutto nel caso dei medici di Medicina Generale, si tratta di una pratica di civiltà che dovrebbe essere riscoperta.
Da: Arroll B., Falloon K. “Should doctors go to patients’ funerals?”, British Medical Journal 2007; 334: 1322 doi:101136/bmj.39251.616678.47.
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