PESCARA. Più un medico di base lavora meno viene pagato, nel senso che maggiore è il numero di ricette che prescrive e minore sarà lo stipendio che gli sarà corrisposto. Questo prevede un decreto del sub commissario alla Sanità regionale Giuseppe Zuccatelli, che da un paio di mesi ha preso il posto della dimissionaria Giovanna Baraldi al fianco del presidente della Regione Gianni Chiodi per l’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario, un atto firmato l’altro ieri. In sostanza da adesso fino a fine anno a ognuno dei circa 1.250 medici di base presenti in Abruzzo (solo a Pescara sono 258) verrà ridotto lo stipendio per una quota che va dai 300 ai 400 euro, salvo poi ripartire una parte di questo denaro a fine anno ai medici cosiddetti basso spendenti, ovvero che abbiano una media inferiore a quella regionale.
La motivazione del provvedimento è data dal fatto che secondo Zuccatelli la spesa farmaceutica per ogni paziente nella nostra regione è ancora troppo alta: 221, 90 euro in Abruzzo contro i 204,30 in Italia. Una differenza di 17,60 euro. Dunque i medici di base dovrebbero ridurre il numero di ricette prescritte per abbassare la spesa. Questo provvedimento è stato adottato nonostante il decreto numero 26 che dal primo settembre introduce il pagamento del ticket anche per ultrasessantacinquenni e bambini da zero a sei anni: 2,50 euro per ogni scatola di medicinale che costi più di cinque euro e 0,50 euro per quelli inferiori ai cinque euro.
«Con il cosiddetto governo clinico», spiega Nicola Grimaldi, segretario dello Snami, il sindacato più rappresentativo a Pescara con 170 iscritti, «taglieranno una parte dello stipendio ai medici che spendono troppo tramite le ricette prescritte. Giovedì abbiamo fatto una proposta che non è stata accettata. Soprattutto nei paesi i medici fanno un po’ di tutto perché ospedali e pronto soccorso sono lontani, mettono anche i punti e per patologie gravi di persone anziane preferiscono tenere a casa i pazienti evitando i ricoveri ospedalieri, si sostituiscono in pratica ai centri di cura. Di solito quelli che prescrivono di più sono i medici più bravi. Ci tolgono lo stipendio ma non per colpa nostra. L’alternativa è dare il ricovero».
Poi Grimaldi parla anche dei medici che hanno in carico pazienti con patologie gravi e croniche come diabete, Bpco, malattie cardiovascolari e psichiatriche, epilessia: «Questi medicinali costano moltissimo, un medico che dovrebbe fare, non prescrivere più questi farmaci per non vedersi decurtato lo stipendio? Inoltre quasi la metà delle ricette sono indotte da ospedali e specialisti». La proposta che fa lo Snami è quello di un prontuario dei farmaci che si possono prescrivere e la verifica delle istituzione e funzionamento della commissione per l’appropriatezza prescrittiva.
12 agosto 2012<