Revisione della spesa: un freno a illuminazione, riscaldamento e condizionatori. E la direzione mette all’asta una vecchia Alfa e un ingranditore per ipovedenti
di Roberto Bo
Il giro di vite è iniziato con i controlli sull’esorbitante consumo d’acqua in bottiglietta, il doppio rispetto al reale fabbisogno dei pazienti ricoverati. Era l’inizio dell’anno scorso, quando il Carlo Poma diede il via all’operazione risparmio. Subito dopo si è passati alle verifiche sulla distribuzione dei pasti: parola d’ordine “evitare gli sprechi” e verificare il giusto numero di ordinazioni dai reparti. Come dire: nulla deve essere gettato via. Contestualmente fu ridotta la varietà del menù della mensa con piatti più leggeri per medici e infermieri. Ma con il passare dei mesi il fondo sanitario ha continuato a far registrare lacrime e sangue e così negli ospedali mantovani, così come nel resto d’Italia, prosegue la caccia agli sprechi.
Dopo acqua, pasti e pulizie negli uffici (ridotte rispetto al passato) è arrivato il turno del consumo energetico. La segnalazione è arrivata anche da alcuni medici, che da tempo lamentano temperature non adeguate sia d’inverno che d’estate. Meno caldo di quanto si potrebbe aspettarsi in un luogo di cura – anche se non nei reparti e nelle zone di degenza – e meno fresco nella stagione fredda. Insomma, riscaldamento e raffreddamento finiscono ai raggi X per valutare se sia possibile risparmiare denaro pubblico grazie a una migliore e più oculata registrazione della temperatura nelle stanze di degenza e nei corridoi.
Termostati ma anche interruttori. Sì, perché nelle verifiche sul consumo energetico in questi giorni è finito anche l’impianto di illuminazione. La segnalazione è sempre degli operatori sanitari: troppe luci lasciate accese in orari in cui potrebbero benissimo essere spente. Inutile sprecare energia elettrica laddove non esistono necessità o nei locali in cui per lunghe ore nessuno mette piede. Esattamente come farebbe chiunque a ca