Fisioterapisti, tecnici di laboratorio, logopedisti: chi ha lavorato per almeno 36 mesi «anche non continuativi» nell’arco di 10 anni, può continuare, a patto che si iscriva entro il 31 dicembre 2019 negli «elenchi speciali dei tecnici di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione».
Fisioterapisti, tecnici di laboratorio, logopedisti: tutti professionisti
La norma non è ovviamente piaciuta alle associazioni di categoria. L’AIFI (l’associazione italiana fisioterapisti) ha protestato sulla sua pagina Facebook dove ha pubblicato appelli rivolti alla ministra della Sanità Giulia Grillo: “La battaglia per il rispetto della legalità e e la tutela della salute dei cittadini è ancora aperta. Chi oggi festeggia, domani potrebbe piangere perché non si rende conto che, tra le pieghe di questa ignominia scritta male, potrebbe nascondersi un boomerang che si ritorcerà contro di loro”. L’emendamento prevede che «chi ha svolto professioni sanitarie senza il possesso di un titolo abilitante ed idoneo per l’iscrizione all’albo professionale, per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni, potrà continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento purché si iscriva negli elenchi speciali ad esaurimento istituiti presso gli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione».
La ministra Grillo ha rilasciato ieri una dichiarazione che è interessante analizzare perché parte da un principio ben noto alla comunicazione M5S: la negazione dell’evidenza anche davanti al fatto compiuto. Una strategia che evidentemente prende piede dal metodo illustrato per i coniugi fedifraghi (“Nega, nega sempre, nega tutto, nega anche l’evidenza”) e che chiaramente funziona: «Non c’è alcuna apertura all’esercizio senza titoli. Nessuna equiparazione dunque con chi è iscritto agli albi. Questo dobbiamo precisarlo a chiare lettere. L’emendamento è una soluzione equilibrata per superare la situazione preoccupante in cui versano circa 20mila operatori che, a seguito dell’approvazione della legge 3 del 2018, pur operando nel settore sanitario da diversi anni, non sono nelle condizioni di iscriversi in un albo professionale. Chi potrà provare con adeguata documentazione, che sarà demandata a un decreto ministeriale, di aver effettuato un’attività di lavoro dipendente o autonomo per 36 mesi negli ultimi dieci anni di continuare a svolgere le attività previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento attraverso l’iscrizione ad un elenco ad esaurimento tenuto, per maggiore garanzia, dagli ordini professionali».
Manovra: professioni sanitarie senza titolo? Fatto!
L’AIFI ha promosso un mail bombing contro l’iniziativa che è risultato alla fine inutile. Il MoVimento 5 Stelle non ha voluto sentire ragioni e ha continuato sulla sua strada. La ministra Grillo, reduce dalla polemica su pandori e panettoni e dagli abbandoni nell’Istituto Superiore di Sanità, ha continuato a negare l’esistenza stessa dell’emendamento.