“Ci auguriamo che non ci siano misure penalizzanti per un settore che sta dando tanto in termini di produzione, trainata soprattutto dall’export, e di occupazione”. Questo l’auspicio che Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria (nella foto), ha espresso in un’intervista pubblicata ieri da Sanità24.
Roma, 27 settembre2018 – Rif Day
Tema obbligato, l’imminente Legge di bilancio e i lavori del tavolo ministeriale (integrato dagli esperti Silvio Garattini, Giuseppe Traversa, Giovanni Bissoni e Luciana Ballini e dai rappresentanti delle Regioni Renato Botti e Francesca Tosolini) impegnato nella ridefinizione della governance farmaceutica, ma anche le recenti dichiarazioni della ministra della Salute che, parlando della manovra finanziaria, ha garantito che non ci saranno tagli alla sanità, individuando però nella farmaceutica una possibile fonte di risparmi.
Affermazione, quest’ultima, che Scaccabarozzi commenta con perplessità: “Non capisco dove si possano trovare dei risparmi. Se si tratta di puntare a un maggior uso dei generici, allora i risparmi non arriveranno, mi dispiace” dichiara il presidente delle aziende del farmaco a Sanità24. “Perché nella territoriale il 90 per cento dei farmaci è ormai a brevetto scaduto. Che siano generici o fuori brevetto branded non cambia perché lo Stato paga comunque il prezzo più basso. Che cosa vogliamo di più? Il farmacista è obbligato a dare il generico, il medico deve prescrivere il principio attivo, siamo al 90%…non vedo dove si possa fare un risparmio”
Scaccabarozzi ammette che forse qualche economia potrebbe venire dai biosimilari, ma “anche lì siamo il Paese che ne usa di più in tutta Europa. Per trovare soluzioni vere, bisogna uscire da quel meccanismo contorto che vede la farmaceutica come un silos. E non all’interno di un sistema che arriva al paziente. Si dice sempre che i farmaci oncologici costano tanto. Certamente costano più di dieci anni fa. Ma ogni anno si spendono 250 milioni in meno per trattare i malati oncologici. Che cosa vuol dire? Che la tecnologia farmaceutica genera risparmi”.
“Forse gli sprechi vanno cercati altrove” conclude sul punto il presidente di Farminfdustria. “Se poi vogliamo togliere la rimborsabilità ad alcune terapie, vuol dire spostare la spesa sui cittadini”.
Riguardo alla nuova governance farmaceutica, Scaccabarozzi confida che il risultato del tavolo aperto dal governo venga condiviso con l’industria, e ciò “per trovare una nuova governance che renda il sistema più sostenibile ma che renda più sostenibile anche la vita delle imprese. Perché di queste imprese il Paese ha bisogno”.
“Ci hanno detto che ci avrebbero convocati una volta definita la linea, quindi aspettiamo” dichiara quindi il presidente delle aziende del farmaco a Sanità24, manifestando comunque una certa fiducia. La prima aspettativa, in ogni caso, è quella che venga finalmente sciolto il nodo del payback pregresso e che si vada in direzione di una sostanziale semplificazione del sistema, il tutto con la necessaria rapidità.
Entrando nel dettaglio di alcune ipotesi che circolano riguardo ai lavori del tavolo sulla governance (in particolare quella di rendere strutturali alcuni meccanismi di determinazione del prezzo degli innovativi, come prezzo volume, pagamento per risultato e altre forme di condivisione del rischio), Scaccabarozzi osserva che si tratta di “misure già applicate da tempo e inventate in Italia. “Il vero prezzo del farmaco ormai non è quello che si dice. Va calcolato dopo aver sottratto tutti i payback e gli sconti” afferma il presidente di Farmindustria. “I contratti durano solo un anno, al massimo due, e poi si torna in Aifa. Il 35% di tutti gli accordi negoziali basati sul risultato li fa l’Italia. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con il 25%. Germania, Francia, spagna arrivano al 5 per cento”.
“Quindi noi siamo già molto avanti, il nostro vero problema è il sotto-finanziamento della spesa ospedaliera” conclude Scaccabarozi. “Prima dell’arrivo dei farmaci anti epatite C spendevamo un miliardo per trattare i pazienti. Ne abbiamo guariti 150mila. Questo è un numero che tutti dimenticano. Questa è la bellezza del nostro settore. Io credo sia giusto aiutare i malati ma anche un’industria che queste innovazioni le finanzia”.
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