Siamo di fronte ad una crisi di sostenibilità senza precedenti di un Servizio Sanitario Nazionale vicino al punto di non ritorno e il diritto costituzionale alla tutela della salute si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese.
Per la nostra democrazia non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del SSN, siano stati traditi e scalzati da infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita.
Siamo fermamente convinti che la perdita della sanità pubblica porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti: per questo la Fondazione GIMBE continuerà a battersi per difendere il SSN, incoraggiando scelte politiche finalizzate a rilanciare il SSN e a difendere il diritto costituzionale alla tutela della salute.
Perché la sanità pubblica è proprio come la salute: ti accorgi che esiste solo quando l’hai perduta.
Alcuni numeri
Sempre meno medici, infermieri e studenti di medicina
Ai sanitari il sistema italiano chiede grandi sacrifici senza un giusto corrispettivo salariale e contrattuale
Decenni di politiche restrittive sulla sanità hanno portato il servizio nazionale al collasso con tagli alle risorse e blocco del turn-over. Il numero chiuso nelle università per le professioni sanitarie impedisce a molti studenti di accedere a professioni che rischiano di divenire sempre meno appetibili. Gli effetti sul personale sono devastanti. Su loro viene scaricato un peso insostenibile.
Secondo uno studio della Funzione Pubblica Cgil, in Italia mancano all’appello oltre 34 mila medici e 300 mila infermieri. Entro i prossimi 7 anni cesseranno l’attività 13 mila medici di emergenza-urgenza, 18 mila di medicina generale e quasi 70 mila infermieri. I salari sono nettamente più bassi rispetto alla media dei paesi dell’Ocse tanto da determinare un fenomeno di emigrazione verso gli ospedali di Francia, Germania e Svizzera.
Il tetto alla spesa per il personale imposto dai governi impedisce alle Regioni di assumere gli operatori necessari per garantire i Lea, i livelli essenziali di assistenza. Le Regioni hanno esternalizzato i servizi, aumentando i costi e diminuendo la qualità. La carenza specifica di medici di emergenza-urgenza ha fatto esplodere il fenomeno dei medici a gettone. Secondo il Corriere della Sera nel 2022, in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna sono stati appaltati all’esterno oltre 100 mila turni. Sono in molti a nutrire dubbi sulla legittimità del sistema.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i cui dati integrano quelli dell’Inail, “fra l’8% e il 38% degli operatori sanitari ha subito forme di violenza fisica”. A correre rischi maggiori sono gli infermieri, gli operatori di pronto soccorso e dei reparti di salute mentale. Delle 4.821 aggressioni fisiche registrate dall’Inail nel triennio dal 2019 al 2021, il 71% ha avuto come vittima una donna.
Secondo il Rapporto 2022 di Cittadinanzattiva, nel sistema sanitario pubblico è necessario attendere 720 giorni per una mammografia, 375 per un’ecografia, un anno per una TAC, 6 mesi per una risonanza magnetica. Per visite diabetologiche, dermatologiche o reumatologiche non si scende sotto i 10 mesi. Non va meglio per gli interventi chirurgici: in cardiologia e ortopedia bisogna attendere almeno un anno. Fino a 6 mesi per un intervento oncologico.
Secondo l’ISTAT, nel 2020, il 7% della popolazione ha rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie perché ritenute troppo costose o per liste di attesa troppo lunghe. Un fenomeno che riguarda quattro milioni di persone. Nel 2021 i cittadini italiani hanno speso 41 mld di euro per curarsi, erodendo salari e pensioni. 623 euro procapite con enormi diseguaglianze territoriali.
Nel decennio 2010-2019 solo 5 regioni hanno superato l’85% degli adempimenti dei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Si tratta di Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lombardia. Nel 2019 Basilicata, Calabria, Campania, Molise, provincia autonoma di Bolzano, Sicilia e Valle d’Aosta non hanno raggiunto gli adempimenti.
Nel 2020, nonostante la pandemia, le giornate di degenza di pazienti ricoverati in ospedale in una regione diversa dalla propria sono state 351 mila. Nel 2019 se ne erano contate quasi mezzo milione. Negli ultimi 10 anni, le regioni del Mezzogiorno hanno versato 14 miliardi di euro a quelle del Nord per far curare i propri cittadini, perdendo importanti risorse per il proprio sviluppo. A beneficiarne soprattutto Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. Ne consegue l’immagine di un Paese spaccato in due che tradisce i principi di universalità, equità, uguaglianza fondanti del Sistema Sanitario Nazionale.
Le diseguaglianze nell’accesso ai servizi incidono sull’aspettativa di vita alla nascita con un inaccettabile gap di 3 anni tra la provincia di Trento e la Campania. Criticità già oggi gravi e insopportabili, destinate ad aggravarsi nel caso in cui si concretizzi il progetto di autonomia differenziata.
Nelle scorse settimane il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (Def) 2023. Quest’anno il rapporto tra la spesa sanitaria e il Pil si è contratto passando dal 6,9 per cento del 2022 al 6,7 per cento. In termini assoluti la spesa prevista per il settore è cresciuta di 4,3 miliardi di euro. Un incremento apparente (+3,8 per cento) fagocitato da un’inflazione ben oltre il 5 per cento.
La volontà di tagliare è evidente, con una riduzione nei prossimi anni di oltre 3,3 miliardi di euro: il governo ha indicato nel Def che a partire dal 2025 la spesa scenderà ancora fino al 6,2 per cento. Si aggraveranno ulteriormente i bilanci delle Regioni, già in rosso per la copertura incompleta delle spese affrontate per pandemia e campagna vaccinale, per l’incremento dei costi energetici, per i rincari di materie prime e materiali.
Questo incide anche nella dotazione di posti letto ospedalieri. Negli ultimi 20 anni ne sono stati tagliati 80 mila. Nel 2020 in Italia se ne contavano 189 mila, pari a 3,18 posti ogni mille abitanti. Secondo Eurostat uno dei valori tra i più bassi in Europa. Germania, Austria e Francia mantengono livelli molto elevati fino ad arrivare al doppio dei nostri.
Le Associazioni partecipanti alla manifestazione di Roma
- ACLI
- Acchiappasogni onlus di Sarzana (SP)
- Action Aid
- AFAP La Spezia
- ALI – Autonomie Locali Italiane
- Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie
- Amore e Psiche
- ANPI
- Antigone
- AOI – Cooperazione e Solidarietà Internazionale
- ARCI
- Articolo 21
- Associazione 180amici L’Aquila
- Associazione La Bottega del Possibile
- Associazione Proteo Fare Sapere
- Associazione per il Rinnovamento della Sinistra
- Associazione Salute Diritto Fondamentale
- Associazione Salute Internazionale
- AUSER
- AVO Roma – Odv
- Camminare Insieme – Odv
- Campagna PHC Primary Health Care now or never
- CGIL
- CILLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente)
- CIPES – Centro Iniziative promozione della salute e l’educazione sanitaria
- Circolo Giorgio La Pira – Abruzzo
- Cittadinanzattiva
- CNCA
- Comitato di quartiere Cona, Fonte Baiano e Piano Solare Teramo
- Comunità San Benedetto al Porto
- Consiglio comunale di Firenze
- Coordinamento Democrazia Costituzionale
- Coordinamento Salute Mentale
- CoPerSaMM
- CRS
- Difesa Ammalati Psichici – Abruzzo
- Diritti in Movimento – Chieti
- Emergency
- Fairwatch
- FEDAIISF – Federazione Associazioni Italiane Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco)
- Federconsumatori
- Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli E.T.S.
- Fondazione Franca e Franco Basaglia
- Fondazione GIMBE
- Fondazione Massimo Fagioli
- Fondazione Nilde Iotti
- Forum Diseguaglianze Diversità
- Forum Droghe
- Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
- Forum per il Diritto alla Salute
- Forum Salute Mentale
- Greenpeace
- Gruppo Abele
- Gruppo Solidarietà
- Istituto Fernando Santi
- Istituto Gramsci di Ferrara
- l’AITSaM (Associazione Italiana Tutela Salute Mentale) ODV Sezione di Venezia Centro Storico e Isole
- Laudato Si’ – Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
- Legambiente
- Libera
- Libertà e Giustizia
- Link
- Lisbon Institute of Global Mental Healt
- Medicina Democratica
- Mondo di Holden – La Spezia
- Movimento per la Sanità Pubblica
- Nonna Roma
- Osservatorio stop opg
- Paese Reale
- Porte Aperte della Romagna per la Salute Mentale
- Prima la Comunità
- PROSALUS Palmi – Reggio Calabria
- Psichiatria Democratica
- Rete italiana Pace e Disarmo
- Rete Numeri Pari
- Rete Salute Welfare Territorio
- Rete Studenti Medi
- Saltamuri Tavolo interassociativo
- Salviamo la Costituzione
- Sbilanciamoci
- Solaris odv
- SIEP
- SOS Sanità
- SUNIA
- Tavolo No Autonomia Differenziata
- UDI-Unione Donne Italiane
- UDS
- UDU
- UISP
- UNASAM
- Ve.La – Veneto Laboratorio
- VE.R.SO Veneto Ricerca Sociale
- + Diritti
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