Sono 208 le prestazioni a rischio inappropriatezza, comprese nell’elenco che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha consegnato ai sindacati medici nel corso dell’incontro del pomeriggio del 22 settembre. Ministero allunga lista prestazioni a rischio inappropriatezza
martedì 22 settembre 2015 – Regioni.it
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Il documento provvisorio, consegnato oggi ai sindacati medici dal ministro Beatrice Lorenzin in occasione di una riunione tecnica al dicastero, ‘infoltisce’ dunque la lista degli esami ‘sorvegliati speciali’ rispetto alla prima bozza resa nota dai sindacati prima della pausa estiva e che indicava 180 prestazioni. Il documento precisa dunque, accanto ad ogni prestazione citata, le ‘condizioni di erogabilità’, ovvero i criteri in base ai quali il medico può prescrivere al paziente quella determinata prestazione a carico del Servizio sanitario nazionale.
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Rispetto invece a prestazioni come le risonanze magnetiche, è previsto che siano ”erogabili” in particolari condizioni legate ad esempio a patologie oncologiche o traumatiche. Lungo pure l’elenco delle prestazioni di laboratorio. Tra gli esami ‘sotto monitoraggio’, ad esempio, quello del colesterolo totale: le condizioni di erogabilità prevedono che sia ”da eseguire come screening in tutti i soggetti di età superiore a 40 anni e nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità per dislipidemia o eventi cardiovascolari precoci.
In assenza di valori elevati, modifiche dello stile di vita o interventi terapeutici – si precisa – l’esame è da ripete a distanza di 5 anni”.
(ANSA).
Meno soldi in busta paga per i medici che prescrivono trattamenti inutili. Ma a pagare è il malato – Sarà un decreto a individuare, entro 30 giorni, le “condizioni di erogabilità” e le indicazioni per la prescrizione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali “ad alto rischio di inappropriatezza“. Il medico, quando fa la ricetta, dovrà riportare l’indicazione della condizione di erogabilità. Le visite e i trattamenti che esulano da quei paletti saranno a totale carico dell’assistito. Ma a farne le spese – non per niente la categoria è già sul piede di guerra – sarà anche il dottore: se risulterà che ha prescritto una prestazione senza che fosse necessario, l’Asl o l’azienda ospedaliera gliene chiederanno conto e potranno applicargli “una riduzione del trattamento economico accessorio”, cioè della parte variabile della busta paga. se si tratta di un dipendente, o “degli incentivi legati al raggiungimento degli obiettivi di qualificazione e appropriatezza” se è un medico convenzionato. Le Regioni dovranno poi ridefinire i tetti di spesa dei privati accreditati per fornire visite ambulatoriali assicurando un abbattimento medio dell’1% del valore dei contratti. Il risparmio previsto, nel complesso, è di 106 milioni. [da Il Fatto Quotidiano del 29/04/2015 di F.Q. ]
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Beatrice Lorenzin Decreto ministeriale sull’appropriatezza prescrittiva La ministra ha garantito che nel mirino non ci saranno prestazioni essenziali per i pazienti. «Non è che sono stati tagliati la Risonanza magnetica o la Tac. Andiamoci piano – prosegue Lorenzin, riferendosi alla lista di 208 prestazioni interessate dal giro di vite – Si vuole avere un’appropriatezza della prescrizione diagnostica: ovvero che le persone siano indirizzate a fare le diagnosi che servono e non quelle che non servono. In Italia l’eccesso di prestazioni costa allo Stato 13 miliardi di euro l’anno, soldi che potrebbero essere invece ridistribuiti nel Ssn per garantire un accesso migliore, ad esempio, alla diagnostica oncologica».
«Ci sono dei protocolli che definiscono come e quando fare le prestazioni diagnostiche – ricorda il ministro – Sono definiti dalle società scientifiche e rivisti insieme al Consiglio superiore di sanità in base alle buone prassi. Per questo abbiamo avuto un confronto con i sindacati. Dopo, il medico che prende in carico il paziente può anche decidere di derogare quando ritiene necessario e fare più analisi, ma deve motivarlo». «Quello che si va a sanzionare – sottolinea la ministra – non è la normalità di una ricerca diagnostica quando si ha un sospetto di una malattia, ma le prestazioni inutili che spesso è diventata purtroppo la normalità in Italia. Non chiediamo di ridurre le prestazioni necessarie, ma vogliamo garantire alle persone di avere accesso a un loro diritto e avere le risorse da investire sulla diagnostica necessaria».
Le News del Sole 24Ore – 23/09/2015