Scritto da Giuseppe Orlando psicoterapeuta per il Giornale di Gela
Domenica 27 Novembre 2011 – 09:51
Gela Nei primi decenni del 900 la nascente ricerca farmacologica individuò un colorante usato in biologia per colorare le cellule: l’anilina. Così si trovò che un suo derivato, la prometazina, possedeva interessanti proprietà sedative e antiallergiche. La cloropromazina, derivata dalla prometazina fu il primo prodotto decisamente efficace nel trattamento delle psicosi.
Henry Laborit scoprì che questa molecola, inizialmente usata come sedativo, in sala operatoria per potenziare l’anestesia, oppure per pazienti con crisi dolorose non trattabili, in associazione a narcotici e barbiturici. Si notò, però, che la cloropromazina aveva anche una proprietà particolare, detta "lobotomia farmacologica", ovvero la proprietà di indurre uno stato di ottundimento di sensi, riflessi e pensiero. Introdotti nella pratica psichiatrica nel 1953, i neurolettici diventarono presto la "camicia di forza chimica" utilizzata in tutti i manicomi, prendendo così il posto dei barbiturici, degli shock da insulina, degli elettroshock e della lobotomia.
Grazie all’enorme successo commerciale della clorpromazina la ricerca dei nuovi neurolettici era comunque avviata, infatti nel giro di una decina di anni si giunse all’individuazione e alla messa a punto di quasi tutte le maggiori classi di prodotti antipsicotici di cui disponiamo attualmente.
La ricerca ci ha portato ora a disporre di una ventina di diverse fenotiazine, prodotti assai simili strutturalmente alla clorpomazina. Oltre alle fenotiazine troviamo quindi tioxanteni, le dibenzazepine, butirrofenone, difenilbutilpiperidine ed altre ancora. Tutti questi farmaci possono produrre effetti collaterali articolari spesso gravi costituiti da tremori, rigidità, riduzione della mimica facciale ecc. I neurolettici, detti anche farmaci antipsicotici tranquillanti maggiori o neuroplegici sono tra gli psicofarmaci quelli più pesanti per l’organismo umano. Il termine neurolettico significa: "farmaco con forte azione sedativa sul sistema nervoso centrale".
La terapia sedativa non ha alcuna logica terapeutica se non quella del controllo dei sintomi; infatti, i neurolettici sono tipicamente usati in psichiatria (è raro che un medico di base li prescriva) per controllare e contenere le persone che vengono definite "schizofreniche", "psicotiche", "