Lombardia, per ritirare i farmaci basta un codice: la ricetta si stampa direttamente in farmacia
La Lombardia si attrezza per far fronte ancora di più all’emergenza Coronavirus. La copia cartacea della ricetta dematerializzata – ovviamente e come sempre su prescrizione del medico – si potrà d’ora in poi stampare direttamente in farmacia.
Perciò i cittadini lombardi non devono più recarsi nello studio del proprio medico di Medicina Generale per
Le farmacie lombarde si fanno così carico di un passaggio burocratico, per contribuire a ridurre al minimo le occasioni di contatto tra pazienti e per evitare che si creino lunghe code negli ambulatori, purtroppo più affollati del solito in questi giorni, nonostante l’invito della Regione sia quello di non recarsi dal proprio medico di famiglia se non per reale necessità.
“Il Sistema Sanitario Regionale – dichiara Annarosa Racca, Presidente di Federfarma Lombardia – sta facendo quadrato in questi giorni per far fronte alla diffusione del Covid-19, e la farmacia sta come sempre giocando un ruolo fondamentale. Grazie alla collaborazione con i medici di Medicina Generale – gli unici a poter compilare la ricetta dematerializzata per ciascun singolo paziente e comunicare il relativo Numero di Ricetta Elettronica – ci siamo messi a disposizione per stampare direttamente in farmacia le ricette. Ci auguriamo così di semplificare l’iter per i pazienti, e di contribuire a ridurre l’affollamento degli ambulatori dei nostri medici di famiglia”.
Messina, multe salate ad alcune farmacie, igienizzanti sugli scaffali senza il prezzo
Roma, 27 febbraio – Massimi attenzione e rigore nell’osservanza di corretti comportamenti anche sul versante commerciale. È quanto nei giorni scorsi hanno chiesto le sigle di categoria per evitare qualunque pretesto possa fornire l’occasione per trascinare anche le farmacie nel gorgo delle speculazioni legate al coronavirus, in particolare sulle vendita di disinfettanti e dispositivi di sicurezza come le mascherine protetive.
Alla luce di alcune evidenze, sembra però che vi sia qualcuno che non abbia raccolto il sacrosanto appello. Non è sfuggita, su eBay, la “performance” (chiamiamola così…) di una farmacia capace di mettere in vendita una confezione con tre flaconi da 80ml di Amuchina al prezzo di 150,90 euro (ovvero 50,30 euro a flacone) e non poteva nemmeno sfuggire la notizia che arriva da Messina, relativa ai controlli effettuati dalla Sezione specialistica di Polizia commerciale dei vigili urbani della città su alcuni esercizi commerciali (tre supermercati, un negozio di prodotti per l’igiene e sei farmacie. I controlli erano appunto rivolti a individuare eventuali comportamenti anomali in materia di vendita di prodotti come gli igienizzanti per le mani.
A dare conto degli esiti delle ispezioni è stato lo stesso sindaco della città dello Stretto Cateno De Luca , in un post pubblicato sul suo profilo Facebook, dove riferisce del reperimento di questi prodotti negli espositori senza l’indicazione del prezzo di vendita al consumtore.
“Atteso che anche per le farmacie e parafarmacie esiste l’obbligo di esposizione al pubblico del cartellino sui prezzi”scrive il sindaco “è scattata la contravvenzione per la violazione prevista dagli artt. 15 e 22 della L.R. 28/98 con sanzione di 860 Euro. Con avvertimento che in caso di riscontrata recidività si disporrà la chiusura dell’esercizio per 20 giorni”.
I controlli della polizia municipale, informa il sindaco, proseguiranno in modo capillare nei prossimi giorni. De Luca invita anche pubblicamente “i cittadini a volere segnalare eventuali violazioni delle disposizioni di Legge o abusi sull’applicazione dei prezzi al pubblico”, invito prontamente raccolto dai messinesi nei commenti (quasi 250) seguiti ai post, dove non mancano (purtroppo!) le segnalazioni di altri comportamenti ritenuti censurabili, soprattutto in termini di prezzi richiesti, decuplicatisi nel breve volgere di un giorno.
Restiamo convinti che la stragrande maggioranza della categoria mantenga comportamenti rigorosi e irreprensibili, e tuttavia la minoranza “deviante” basta e avanza a procurare danni di immagine devastanti a tutta la farmacia e la professione farmaceutica, danni incommensurabilmente più alti dei maggiori guadagni realizzati dai “furbetti dell’Amuchina” con comportamenti che non v’è alcuna necessità di qualificare, dal momento che si qualificano da soli. Sarebbe bello se – insieme ai cittadini e alle autorità, e anche prima di loro – questi “furbetti” (che poi tanto furbi non sono, visto che in realtà segano il ramo sul quale sono seduti) venissero individuati e messi all’indice dalla stessa professione, dando così un significato finalmente concreto e incisivo a quella “tolleranza zero” nei confronti di pratiche e comportamenti che (anche quando non manifestamente contrari alle norme di legge) sono disallineati rispetto ai valori e al dettato deontologico della professione. Una “tolleranza zero” che da molti anni è invocata, dichiarata e finanche annunciata, ma che deve ora essere finalmente praticata.