di Gabriella Meroni
Philip Morris, Microsoft, Bayer ma anche la cinese Huawei: ecco le multinazionali che spendono milioni di euro per cercare di determinare le decisioni del Parlamento europeo (ovviamente a loro favore). E visto che le industrie del tabacco dovrebbero sottostare a regole più rigide, l’ombudsman europeo ha avviato un’indagine su Barroso
E’ il gigante del tabacco Philip Morris il re dei lobbisti in Europa, delle aziende cioè che ogni anno mettono a budget milioni di dollari per influenzare le decisioni prese dalle istituzioni dell’Unione, Parlamento in testa. La classifica dei top spenders è stata redatta da LobbyFacts, un progetto congiunto di Amici della Terra Europa, Corporate Europe Observatory e la tedesca LobbyControl.
Secondo l’osservatorio, Philip Morris ha speso l’anno scorso oltre 5 milioni di dollari, seguita al secondo posto dalla società petrolifera ExxonMobil con 5 milioni tondi. Una terza multinazionale americana, la Microsoft, ha speso 4.750.000 di euro per attività di lobbying, così come hanno fatto Shell e Gdf Suez, entrambe sopra i 4 milioni. In classifica, dopo l’americana General Electric, troviamo anche un’azienda cinese, la Huawei Technologies e la multinazionale farmaceutica Bayer, la cui sede centrale è in Germania.
“Non c’è da stupirsi che un’organizzazione come la nostra si attivi per difendere il proprio punto di vita quando vengono discusse questioni politiche rilevanti”, ha dichiarato il responsabile della comunicazione di Philip Morris, Iro Antoniadou, “riportando questa attività con precisione nel Transparency Register. Vorremmo anzi che questa fosse una pratica comune a tutte le altre organizzazioni che hanno contribuito con le loro opinioni al processo decisionale della Ue”.
Philip Morris è schizzata in testa alla classifica delle aziende lobbiste nel 2013, aumentando la spesa da 1,25 milioni a 5,25, perché l’anno scorso è stato cruciale per il settore del tabacco: è stata infatti approvata la Direttiva sui prodotti del tabacco (2014/40/UE), che ha fissato nuove norme relative alla lavorazione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati. In particolare, la direttiva vieta le sigarette e il tabacco da arrotolare contenenti aromi, impone all’industria del tabacco di trasmettere relazioni dettagliate agli Stati membri sugli ingredienti utilizzati nei prodotti del tabacco, e prevede che sui pacchetti figurino avvertenze relative alla salute che coprano il 65% della superficie esterna del fronte e del retro della confezione di sigarette o di tabacco.
Le ingenti spese della Philip Morris hanno allarmato molti gruppi della società civile europea che contestano alla Commissione di non rispettare i protocolli dell’Organizzazione mondiale della Sanità in materia di lobbying condotta dalle aziende produttrici di tabacco; in particolare l’Oms impone alle istituzioni pubbliche di rendere noti gli incontri e i contatti tra politici e rappresentanti di questo settore, e addirittura la durata delle riunioni.
A questo riguardo, l’Ombudsman europeo Emily O’Reilly ha avviato a giugno un’indagine per scoprire la verità circa presunti “incontri segreti” tra politici europei e industrie del tabacco, e si è detta “insoddisfatta” della risposta fornita verbalmente da Manuel Barroso, nella quale si sottolinea il rispetto della Commissione per le regole dell’Oms. Barroso aveva tempo fino al 30 settembre per replicare con una memoria scritta, ma finora nessun documento è arrivato sulla scrivania della signora O’Reilly.
I TOP SPENDERS DELLE LOBBY presso l’Unione Europea
1 – Philip Morris: 5,25
2 – Exxon Mobile: 5
3 – Microsoft: 4,75
4 – Shell: 4,5
5 – Siemens AG: 4,35
6 – Gdf Suez: 4
7 – General Electric: 3,5
8 – Huawei: 3
9 – Bayer: 2,76
10 – Telekom Austria: 2,75
(dati in milioni di euro)