L’Italia si conferma importante per il settore farmaceutico: occupa il quinto posto al mondo per fatturato (pari al 3,4% del totale) e, con 340 imprese operanti nel Paese, si colloca al secondo posto in Europa. Gli investimenti, nel 2006, hanno superato il miliardo di euro, con un aumento del 4,4% rispetto al 2005. E anche le esportazioni continuano a crescere: 11,8 miliardi quelle di medicinali, sostanze di base e altri prodotti, con un export aumentato di 10 volte dai primi anni novanta a oggi. Eppure l’Italia non riesce ad attrarre investimenti esteri: negli ultimi dieci anni sono stati investiti soltanto 128 miliardi di dollari. Una cifra che, per quanto non trascurabile, pone l’Italia all’undicesima posizione per attrattiva fra i 30 Paesi OCSE, molto lontana da Francia, Gran Bretagna e Germania, ai vertici della classifica. Questi dati provengono dal Rapporto che Nomisma ha dedicato al settore farmaceutico e al suo rapporto con il “sistema paese”, che è stato presentato a Roma, in un incontro-dibattito organizzato da GlaxoSmithKline per celebrare suoi 75 anni di attività in Italia (Il settore farmaceutico e il sistema Paese: contributi ed esigenze per uno sviluppo sostenibile. Roma, 14 dicembre 2007). Dal Rapporto, quindi, non arriva soltanto un quadro statistico, ma anche un’analisi complessiva del settore e dei nodi del sistema, e alcune indicazioni per raccogliere le nuove sfide globali sanitarie e guidare l’evoluzione dei sistemi industriali che esse richiedono. Per far questo occorre migliorare le condizioni complessive del ‘fare impresa’, a partire dalla condivisione del rischio nell’attività di ricerca fra industria, università e istituzioni – come ha spiegato Giorgio De Rita, Ad di Nomisma, illustrando il Rapporto – ridurre i tempi burocratici che spesso rallentano l’arrivo di un farmaco sul mercato, personalizzare le cure, e valorizzare i comportamenti virtuosi delle imprese del farmaco in modo da indicare un percorso ideale di riferimento per il settore che riconosca lo sforzo delle aziende per l’innovazione e il loro contributo alla competitività del Paese. Inevitabilmente, l’attenzione si è spostata sulla manovra di bilancio del 2008, che sancisce diversi cambiamenti importanti, sua direttamente sia attraverso i disegni di legge collegati. “La Finanziaria si presenta come una manovra equilibrata e potenzialmente positiva per il settore del farmaco, perchè testimonia che si può gestire il costo del farmaco, senza limitarsi a tagliare i prezzi, tutelando l’innovazione e offrendo un quadro di riferimento stabile. Dunque promette di dare una stabilità al sistema Paese, elemento importantissimo per attrarre investimenti dall’estero” ha detto Angelos Papadimitriou, presidente e ad di GSK. “Finora – ha aggiunto – il sistema italiano ha avuto come priorità la gestione dei costi del farmaco, costi che – riconosce il manager – vanno senza dubbio gestiti, ma se vogliamo parlare di sviluppo quest’ultimo deve rappresentare una priorità nelle politiche di governo”. Papadimitriou però vuole guardare al futuro. “Posso dire che oggi abbiamo raggiunto la consapevolezza che il farmaco è un bene industriale importante per il Paese. E sappiamo anche che sui costi non andremo a sfidare la Cina. L’unica possibile sfida è sull’economia della conoscenza. Questo lo sa bene l’Italia, ma anche l’Europa che considera il settore della salute, potenzialmente, come uno dei pochissimi campi di sviluppo e di esportazione dall’Europa al resto del mondo. Questo perchè si tratta di un settore avanzato in cui abbiamo le competenze e possiamo essere esportatori e produttori di brevetti, di conoscenze e ricchezza”. “L’Italia è un grande mercato, ha attratto investimenti negli anni che le danno competenze tecniche, scientifiche e presenza industriale, di cui GSK è un ese
534 2 minuti di lettura