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Liste d’attesa addio? La Camera approva la legge. La posizione dei sindacati

La Camera ha approvato definitivamente il decreto liste d’attesa

Via libera alle nuove misure sulle liste d’attesa. Il decreto, dopo una gestazione complessa e la contestazione da parte delle Regioni e delle opposizioni, incassa a Montecitorio 171 voti favorevoli e 122 contrari, diventando legge. L’opposizione ne critica i contenuti e la mancanza di risorse, tema quest’ultimo che aveva provocato una bocciatura da parte della Conferenza delle Regioni.

“Dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, compiamo oggi ulteriori passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare, ma siamo convinti che la direzione intrapresa per costruire una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini sia quella giusta. Avanti così”. “Il Pd continuerà a difendere la sanità da tagli e privatizzazione strisciante, lo faremo nel nome di chi ha pensato a un sistema universalistico, di donne come Tina Anselmi”, ha detto la leader del Pd, Elly Schlein.

“Diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al Ssn. Dopo anni d’inerzia, questo Governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d’attesa”, è la risposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci.

Il testo prevede, tra l’altro, l’istituzione presso l’Agenas di una piattaforma nazionale per le liste d’attesa per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni. Le prestazioni andranno comunque garantite anche attraverso l’apertura a centri accreditati o convenzionati.

Le visite diagnostiche e specialistiche vengono estese nel weekend con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie. Viene istituito un Cup unico regionale o intraregionale e si individua, ancora, una metodologia per il superamento del tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. Viene prevista infine una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d’attesa.

Fonte Nomos – La giornata parlamentare


I Sindacati:

Liste di attesa, il nulla

Il Parlamento ha approvato il decreto legge. Nessuna richiesta è stata accolta. Per Barbaresi, Cgil: “Non ci sono risposte concrete”

Collettiva – 24 Luglio 2024 – di Roberta Lisi

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questo la sintesi di quanto si è appena consumato alla Camera. Il governo ha imposto l’approvazione di un decreto propaganda che non serve a risolvere l’annosa questione della lungaggine delle liste di attesa, mentre è assai “utile” a spostare le già scarse risorse dalla sanità pubblica ai privati. E già, perché la norma aumenta la quota di prestazioni che le Regioni possono “acquistare” dal privato convenzionato pagandole con i soldi destinati a ospedali, Asl e ambulatori pubblici.

“Non solo non ci sono risposte concrete, non c’è proprio la benché minima risposta. Un’altra occasione persa. Solo un’operazione propaganda, solo qualche slogan a cui non crede neanche il ministro Schillaci”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi in seguito alla conversione in legge del decreto.

Ma se si approva un provvedimento sbagliato e, invece di ascoltare critiche e perplessità che arrivano da ogni parte, a cominciare dalle Regioni governate dagli stessi partiti che siedono a Palazzo Chigi, per finire ai sindacati, si persegue nell’errore, il disegno allora è “diabolico” come insegna il vecchio detto popolare. La verità è che mentre si annunciano provvedimenti risolutivi, il vero obiettivo di Schillaci e Meloni è un altro: privatizzare la sanità pubblica.

Aggiunge, infatti, la segretaria della Cgil: “Una propaganda povera di contenuti e di concretezza. Resta la vecchia ricetta, tanto cara al governo, di ricorrere al privato a cui dirottare le risorse pubbliche, accelerando la privatizzazione della sanità e, in prospettiva, svuotando i portafogli delle persone”.

C’è poi la beffa: nel provvedimento che di risolutivo e salvifico proprio non ha nulla, si son riscritte norme già in vigore e mai applicate per impraticabilità del campo, dall’agenda sia delle strutture pubbliche che di quelle private nelle mani del Cup regionale mai realizzata perché i privati non consegnano la loro; al divieto di chiudere le agende, pratica invece assai diffusa; fino alla possibilità di effettuare indagini strumentali e visite specialiste anche la sera e i sabato e le domeniche: da tempo si può fare ma non si fa perché mancano medici, infermieri, tecnici di lavoratori e strumentali, e quelli in servizio già hanno saturato tutte le ore di straordinario disponibili.

Peccato che per assumere i professionisti necessari a far funzionare il sistema occorre far saltare davvero il tetto di spesa e implementare le risorse a disposizione delle Regioni.

“Il ministro Schillaci – aggiunge Barbaresi – parla di salvifici interventi strutturali. E quali sarebbero? Quelli già previsti dal 2019 nel Piano nazionale per il governo liste d’attesa? E soprattutto con quali risorse? Con quali strumenti? Con quale personale?”.

“Parlare di ‘interventi strutturali’ con zero risorse, in un quadro di drammatico sottofinanziamento del Ssn significa solo prendere in giro i cittadini e il personale che nel e per il Servizio sanitario nazionale lavora”, conclude Barbaresi.

E i cittadini e le cittadine sono stanchi, davvero stanchi di prese in giro.


CISL FP, Decreto Liste d Attesa una misura incompleta che necessita di integrazioni.

“Pur ritenendo positivo l’intervento del Governo in materia, il Decreto Legge volto a snellire le liste d’attesa nel settore sanitario e a cercare soluzioni alle diseguaglianze regionali e al fenomeno delle mobilità attive e passive, stando alle prime indiscrezioni, rischia di dare una risposta solo parziale alle numerose criticità legate alla carenza di personale e rischia di impedire la completa messa a terra del PNRR, soprattutto in relazione alla sfida di ridisegnare una nuova sanità di territorio”.

Così, in una nota stampa della Funzione Pubblica Cisl, il segretario generale Maurizio Petriccioli, e il segretario nazionale, Roberto Chierchia, commentando il decreto con il quale il ministro della Salute, Orazio Schillaci, punta ad abbattere il fenomeno delle liste d’attesa.

“Come Cisl Fp siamo stati i primi a chiedere di intervenire con urgenza per ridurre i tempi d’attesa – proseguono -, ma per una sanità nuova, efficiente e capace di rispondere ai bisogni dei cittadini, è indispensabile un intervento più ampio, a partire dall’eliminazione totale della misura antistorica introdotta con il decreto Madia che fissava all’art. 23, comma 2, del d.lgs. 75/2017 un tetto di spesa al salario accessorio, insieme a tutti i vincoli che gravano sulle amministrazioni per quanto concerne la valorizzazione e il reclutamento del personale; così come abbiamo bisogno di mettere in sicurezza tutti gli operatori che operano nei servizi sanitari di frontiera come i reparti di pronto soccorso, dove continuano a consumarsi troppe violenze a danno delle lavoratrici dei lavoratori e dei professionisti”.

In merito al coinvolgimento del privato nello smaltimento delle liste d’attesa, specificano i segretari che “come Cisl Fp non abbiamo preclusioni ideologiche, ma riteniamo essenziale che il Governo si muova in due direzioni. La prima: verificare i requisiti organizzativi delle strutture che si accreditano con il SSN attraverso le singole Regioni. La seconda: prevedere nel decreto, per il settore privato, l’obbligo di rinnovare i contratti collettivi parallelamente ai rinnovi del settore pubblico. Questo punto è cruciale, avendo denunciato per anni controparti datoriali indisponibili a riconoscere adeguate tutele salariali e contrattuali agli operatori, motivo per cui abbiamo già proclamato uno sciopero nazionale il prossimo 23 settembre. Un punto, questo, fondamentale considerato che i salari nel settore sono fermi al palo talvolta da oltre un decennio”.

“Chiediamo pertanto al Ministro Schillaci e al Governo un impegno concreto per superare le criticità esistenti e garantire un sistema sanitario più equo e accessibile, che possa realmente rispondere alle necessità di tutti i cittadini e rispettare gli obiettivi di riforma previsti dal PNRR”, concludono i segretari Cisl Fp.

Fonte: CISL Fp – maggio 2024

Notizie correlate: (CISL) Riduzione delle liste d’attesa, Cup unico ed esami nei weekend: tutte le misure previste

 

Redazione Fedaisf

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