Con l’ultima revisione, l’elenco dei "tarmaci essenziali" celebra i suoi trentanni. Vediamo allora come, dal 1977, la Lista Oms si è evoluta fino a divenire punto di riferimento anche per i Paesi sviluppati. Ora si lavora a un patto sullo sviluppo di nuovi tarmaci, che preveda anche l’impiego di risorse pubbliche e orienti la ricerca verso obiettivi utili all’intera comunità mondiale
E’ del 2007 l’ultima revisione biennale della lista dei Farmaci Essenziali stilata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La Lista Oms ha compiuto così 30 anni di vita: il primo elenco risale, infatti, al lontano 1977, quando un Comitato di esperti dell’Oms elencava 208 principi attivi, ritenuti necessari per un trattamento efficace e sicuro della maggior parte delle malattie in tutto il mondo. L’ultima versione comprende, invece, 349 farmaci (ed è consultabile sul sito www. who.int/medicines/pubìication/ EML15.pdf). Se, inizialmente, l’elenco era fatto proprio soltanto da una dozzina di Paesi in via di sviluppo, in quanto doveva soprattutto facilitare le scelte prioritarie nell’uso dei farmaci da parte di popolazioni arretrate, oggi l’elenco -adottato da 156 dei 193 Paesi membri dell’Oms- è molto più esteso e comprende medicinali strategici per combattere le grandi pandemie su scala mondiale, dall’Aids alla malaria, alla Tbc, così come i farmaci contro cancro e diabete. I pregi Questa ricorrenza è dunque l’occasione buona per fare il punto su luci e ombre del cammino percorso fin qui e delle prospettive che si aprono a partire dal 2008. Non senza fare prima una premessa: la Lista Oms non va presa come l’elenco degli unici farmaci considerati efficaci e sicuri, ma indica soltanto che i farmaci in essa contenuti (dei quali esiste nel 70% dei casi una versione generica, libera da vincoli brevettali), rappresenta una priorità assoluta a livello di Sanità pubblica. Né si deve pensare che si tratti di farmaci "vecchi", perché la Lista viene continuamente aggiornata in base ai progressi della medicina e include anche farmaci modernissimi, come gli ultimi antiretrovirali per l’infezione da Hiv. Del resto, se è vero che cercheremmo invano nella Lista Oms, per esempio, il sildenafil (che è certamente farmaco importante nella storia della ricerca farmacologica e, sul piano relazionale, nella vita di coppia), d’altro canto dobbiamo constatare che questo principio attivo non è farmaco mutuabile nemmeno in Italia. Tra le luci va citata, in primo luogo, l’opera di costante e universale educazione a utilizzare di preferenza le terapie farmacologiche meno costose, a parità di efficacia. Pionieri del farmaco essenziale sono stati Paesi come il Mozambico, che ha realizzato il miracolo di far esplodere l’accesso alle medicine dal 10% della popolazione nel 1975 all’80% odierno. Ma anche il Perù ha contribuito a segnare la strada poi seguita dall’Oms, con una Lista messa a punto già nel 1960. Altrettanto si può dire dello Sri Lanka e della vecchia Ceylon che introdusse il monopolio di Stato per la gestione dei farmaci già nel 1972, garantendo medicinali di buona qualità e a prezzo controllato in tutto il Paese. Il Bhutan ha lanciato il suo programma dei farmaci essenziali nel 1987: allora l’accesso alle cure prioritarie era estremamente limitato, mentre oggi si stima che sia garantito ad almeno il 90% della popolazione. Inoltre, in questo Paese nel 1995 i prezzi al dettaglio dei farmaci erano sensibilmente diminuiti: inferiori del 6%, in media, rispetto al 1985. E, in generale, si può dire che i Paesi in via di sviluppo, dove strategie sanitarie adeguate si sono coniugate con un tessuto industriale vivace, hanno promosso la produzione di farmaci generici. Via via che scorrevano gli anni, però, l’adozione di criteri seletti
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