di Marco Fortis
Ha fatto bene il premier Mario Monti a sottolineare mercoledì, nella riuscita conferenza stampa congiunta con Angela Merkel a Berlino, che l’Italia non può accontentarsi dei primi segnali positivi in termini di risultati e di speranza sul fronte della lotta allo spread, della stabilizzazione dei conti pubblici e delle riforme.
Occorre ancora andare avanti con grande decisione, ha detto Monti. Ed occorre che risultati e riforme siano come "avvitati" sul terreno affinché non si torni assolutamente più indietro, indicando così ai mercati, ai partner europei e alle istituzioni internazionali che il Paese ha intrapreso un chiaro sentiero di marcia. Solo in questo modo si può far riguadagnare quella fiducia nei confronti dell’Italia che era stata quasi compromessa e rendere di nuovo attrattivi i nostri titoli di Stato.
Ma c’è un’altra cosa molto importante che andrebbe mantenuta il più possibile "avvitata" sul terreno per evitare disorientamento e frustrazione agli operatori economici ed è il quadro normativo e regolatorio entro il quale si dispiegano le attività produttive e commerciali e che può rendere più o meno attrattivi anche gli investimenti esteri nel nostro Paese. Ciò è tanto più vero in periodi come questo, in cui l’Italia è "affamata" di crescita e il Governo stesso si sta ingegnando in mille modi per rilanciarla, anche cercando di attirare nuovi capitali stranieri con vari interventi tra cui uno sportello unico per gli investitori esteri. Sicché non si può non rilevare una contraddizione di fondo tra questi lodevoli obiettivi ed alcune delle misure del nuovo decreto Sanità, quali l’ipotesi di un contributo straordinario sulle bevande analcoliche ed altri interventi che modificherebbero nuovamente nel giro di pochi mesi il corpo normativo di riferimento dell’industria farmaceutica. Si tratta di decisioni che, se assunte, contribuirebbero a complicare ulteriormente la gestione delle imprese, la loro programmazione e scoraggerebbero gli investitori esteri.
I settori potenzialmente colpiti dalle nuove misure hanno già fatto sentire la loro voce evidenziando lo scarso impatto delle stesse sulla salute dei cittadini (visto, ad esempio, che le bevande analcoliche contribuiscono per meno dell’1% al totale delle calorie assunte).