Se i vaccini ti terrorizzano sei caduto in una trappola logica
Come si smascherano pregiudizi e distorsioni? Una soluzione c’è
Il 5 ottobre, pochi minuti dopo l’assegnazione del Premio per la scoperta di due trattamenti farmacologici anti-parassitari, quali l’avermectina (Satoshi Omura e William C. Campbell) e l’artemisina (Tu Youyou), sul sito della Fondazione Nobel comparivano già i primi commenti di scienziati allarmati perché alcuni media avevano erroneamente interpretato il premio come un riconoscimento delle medicine «naturali» contrapposte a quelle artificiali (e ipoteticamente pericolose) prodotte dalla chimica. Si tratta di una ragionamento errato, che riemerge ciclicamente, come svela la storia della scoperta degli antibiotici, dei vaccini o del chinino – una specie di farmaco fratello dell’artemisina antimalarica. Anche il chinino venne estratto da una pianta sudamericana (la cinchona) e portata in Italia nel Seicento. Ma, oltre a essere piuttosto tossico, il chinino ha sviluppato la resistenza nel parassita malarico e nel 1934 la Bayer sintetizzò una molecola più efficace, la clorochina, che dopo un ventennio sviluppò, a sua volta, una resistenza, spingendo l’Oms a combinarla con la reintroduzione del chinino.
La stesso vale per le muffe antibiotiche di Fleming o il vaccino antirabbico di Pasteur. Sono storie note, eppure il Nobel all’avermectina e all’artemisina ha scatenato articoli che contrapponevano i trattamenti «naturali» a quelli chimici, come se le due realtà fossero in antitesi o l’una buona e l’altra cattiva.
Il primo tema è trattato nel libro «La buona logica. Imparare a pensare» di Paolo Legrenzi e Armando Massarenti (Cortina), che offre una serie di strumenti per affinare il ragionamento critico ed evitare i classici errori logici. Le trappole del pensiero analizzate sono state pensate per i cittadini delle società avanzate. Come si costruisce, anche graficamente, un ragionamento, quali conclusioni trarre da determinate premesse e come tenere sotto controllo gli stereotipi sono alcuni degli strumenti affrontati nel libro a proposito delle biotecnologie o del riscaldamento globale.
Accanto alle fallacie logiche, l’altro grande tema d’utilità sociale è quello dei pregiudizi culturali e delle distorsioni cognitive. Un’autorità è Gerd Gigerenzer, scienziato cognitivo tedesco che lavora sul concetto di «bias» e di rischio, autore di «Imparare a rischiare. Come prendere decisioni
Prendiamo il caso delle vaccinazioni che sappiamo essere pericolosamente in calo. Tutti gli studi dicono che sono i farmaci con il più favorevole tasso rischi-benefici sul mercato. L’aspirina, viceversa, come i farmaci della sua categoria (i Fans), quali antinfiammatori, analgesici e antipiretici, se usata in modo improprio causa effetti collaterali gravi, che solo negli Usa ammontano a 76mila ricoveri gravi l’anno. Inoltre, mentre il vaccino ti salva la vita da una malattia spesso mortale, l’aspirina allevia piccoli malesseri.
Il web, però, è pieno di assurdità contro i vaccini, ma nessuno si preoccupa dei rischi reali. C’è da chiedersi se chi non sa manipolare il concetto di rischio-beneficio sappia o possa manipolare quello di democrazia partecipativa. John Adams, il secondo presidente Usa, affermò un principio sempre attuale: «La libertà non può essere preservata, se non c’è conoscenza generale nel popolo». Conoscenza sì, diremmo oggi, ma che sia corretta e priva di pregiudizi.