L’errore più grosso è quello di considerare i farmaci, bene primario per la vita, alla stregua di qualsiasi altro prodotto. Le distorsioni del «mercato della salute» altro non sono, sottolineano gli esperti, che il frutto inevitabile di una scelta sbagliata all’origine. Quella di equiparare, a livello di brevetti e strategie industriali, un medicinale a un telefonino, un vaccino a un computer, una pillola a un televisore. È cosi che si spiegano, suggeriscono gli osservatori, alcuni dati inquietanti. Per fare un esempio: dei 1.393 nuovi farmaci approvati tra il 1975 e il 1999 appena 13 (rl%) erano destinati alla cura delle malattie tropicali e della tubercolosi. E solo di tbc si ammalano ogni anno 9 milioni di persone, i morti sono 1,7 milioni. Non si tratta di una mancanza di fondi: l’industria farmaceutica ha un fatturato che sfiora i 400 miliardi di euro, il 25% in più del Pil dell’Africa subsahariana. Ma il mercato africano «vale» solo 1′ 1% del mercato mondiale dei farmaci. Insomma, il Continente nero non è redditizio. Al contrario le malattie che più colpiscono il Nord del mondo, quello che più facilmente può permettersi di spendere per la propria salute, assorbono l’85% del mercato. Lo squilibrio è tutto qui: la ricerca scientifica, sono gli stessi medici a dirlo, è guidata dall’interesse commerciale. Non è un caso che tra le malattie «dimenticate», ce ne sono alcune, come la malaria e l’Aids, che lo sono un po’ meno, riguardando almeno in piccola parte anche «pazienti-consumatori» del Nord del mondo. Viceversa per il morbo di Chagas in America latina o per la malattia del sonno in Camerun gli investimenti latitano. E così nei Paesi in via di sviluppo muoiono ogni giorno 35 mila persone di malattie che ignoriamo o che releghiamo, nel nostro immaginario, a epoche passate. Dalla poliomielite alla malaria, dalla lebbra alla febbre gialla. A fare il resto sono le lacune che registra la sanità di base nei Paesi poveri. Quelli nei quali un unico dispensario fa da catalizzatore per decine di migliaia di persone. Senza contare la questione dei brevetti. Anche per i farmaci, infatti, vigono gli accordi Trips, che difendono i diritti delle proprietà intellettuali. E così il mercato di un farmaco salvavita può essere monopolizzato per vent’anni da chi lo ha prodotto, una politica utile sì a difendere gli investimenti. Ma che si rivela un boomerang per milioni di persone nel mondo che a quel farmaco (né tanto meno a un generico equivalente) non potranno mai avere accesso. Avvenire del 15/02/2008 , articolo di PAOLO M. ALFIERI p. 3 Avvenire del 15/02/2008 , articolo di PAOLO M. ALFIERI p. 3