In trent’anni i farmaci immessi sul mercato per la cura delle malattie dimenticate, che colpiscono le popolazioni dei paesi poveri, sono stati ventuno. Ma se dal conteggio si tolgono i tre preparati per la tubercolosi e gli otto per la malaria, malattie che ogni tanto riescono a sfondare il muro del silenzio, il numero scende a dieci. Una media dunque di un farmaco nuovo ogni tre anni, a fronte di un totale di 1.556 nuove medicine introdotte in totale dal 1975 al 2005. Ma forse qualcosa sta cambiando, grazie a una risoluzione approvata a fine maggio dall’Assemblea Mondiale della Sanità, che apre il cammino verso una sistema di ricerca e sviluppo globale, per un diritto alla salute che non dimentichi alcuna zona del mondo. A rinforzare questa richiesta di nuova impostazione della ricerca, è stato sottoposto all’Assemblea anche l’appello internazionale promosso da Drugs for Neglected Diseases iniziative e lanciato un anno fa: si rivolge ai governi perché diano il loro supporto economico e il loro sostegno alla ricerca di nuove medicine, vaccini e strumenti diagnostici per le malattie dimenticate. Per alcune malattie, quali AIDS, malaria e tubercolosi, ma anche per leishmaniosi, morbo di Chagas, malattia del sonno, non vi è possibilità di prevenzione, diagnosi e terapia sicure ed efficaci. Qualcosa è stato fatto, ma è troppo poco. Si inizia a parlare dello squilibrio esistente nella ricerca medica, sono nate collaborazioni scientifiche per trovare nuove terapie, strumenti diagnostici e di prevenzione. Ma gli investimenti finora effettuati dai governi sono ancora del tutto inadeguati. Una prima risposta all’appello è arrivata, accolta con favore dalle organizzazioni che da anni si occupano delle malattie dei più poveri. Nel corso dell’Assemblea Mondiale della Salute è passata una risoluzione che chiama i governi a impegnarsi sulla ricerca e lo sviluppo di farmaci nuovi nel campo delle malattie dimenticate.
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