Riparliamone dopo la Befana, magari a fine gennaio. Nonostante le ripetute sollecitazioni di Romano Prodi, anche la terza lenzuolata di liberalizzazioni di Pierluigi Bersani segna il passo al Senato. Snellimenti e tante carezze ai consumatori, ma anche tanti spintoni a categorie sul piede di guerra, possono attendere. Dalle banche alle assicurazioni, dalle farmacie ai benzinai, fino ai panettieri e alle piccole imprese: tutto slitta al 2008.
Inciampato formalmente sul dilemma «farmaci C» – se vendere o no le medicine con obbligo di ricetta anche al di fuori delle farmacie – il Ddl del Governo è costretto a subire una brusca (ma non del tutto a sorpresa) battuta d’arresto. La commissione Industria di Palazzo Madama ha preso atto che il calendario d’aula, di qui a fine anno, è bloccato: il Dl sicurezza, il Protocollo sul Welfare, la Finanziaria che il 19 dicembre torna dalla Camera. Niente spazi, insomma. Se ne riparlerà con l’anno nuovo. «Ormai andiamo a finire a fine gennaio», ha ammesso a Radiocor il relatore in commissione Industria del Senato, Egidio Banti (Pd).
La contingenza politica e l’affollamento d’aula natalizio hanno avuto il loro peso. Ma non solo. Le ultime fibrillazioni si sono registrate ancora ieri sui farmaci, con un vertice notturno di maggioranza dai toni anche molto accesi. Due ministri con posizioni opposte: Bersani favorevole alla liberalizzazione, la Turco contraria; il presidente della commissione Sanità Ignazio Marino che proponeva lo stralcio per andare avanti rapidamente in commissione Sanità (non Industria) con una delega alla Turco. Il tutto sotto l’egida mediatrice della capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, e con i capigruppo dei partiti di maggioranza nelle commissioni. Dopo che in mattinata s’era svolta davanti al Senato la manifestazione dei farmacisti non titolari con cartelli che erano tutto un programma: «Bersani santo subito».
Modifica della norma o suo stralcio per affrontare un pacchetto organico sul sistema farmaceutico fermo a un regio decreto del 1934: questa la decisione che il vertice ha affrontato ieri, ma non risolto, per poi votarla in commissione forse già la settimana prossima. «Settantatre anni dopo – aveva affermato nel pomeriggio Marino – la questione del sistema-farmacie va risolta. Senza affossare le liberalizzazioni e senza sconti a nessuna lobby, ma in un quadro organico e concordato». Una posizione condivisa dalla Turco. Ma difficilmente mediabile con quella di Bersani, che teme un freno alle liberalizzazioni e che avrebbe accusato il Senato di difendere le caste. Ieri così la decisione è stata rinviata, chissà se per votarla la prossima settimana in commissione Industria. Anche se poi lo scontro è solo rinviato al 2008 in aula.
Il mercato dei «C» con ricetta vale 3 miliardi, ma per le farmacie private la posta in gioco è l’intero sistema: i farmacisti titolari temono in prospettiva di perdere anche l’esclusiva sulla «A». Salterebbe il banco, insomma. E intanto da gennaio si annunciano aumenti di prezzo per tutta la classe «C»: sono del tutto a carico dei cittadini. Roberto Turno – Il Sole 24 Ore del 06/12/2007 IN PRIMO PIANO p. 3