10 GEN – Crisi economica, prospettive del settore farmaceutico, rapporti con le farmacie e le altre componenti della filiera, le novità nella ricerca e il futuro per i giovani, anche alla luce dell’appello di fine anno del presidente Napolitano. Questi i punti più salienti dell’intervista esclusiva al presidente di Farmindustria Sergio Dompé che, in ogni caso e al di là delle difficoltà oggettive di prevedere come e quando si potrà considerare conclusa questa fase di crisi economica, si dice ottimista sulle possibilità di tenuta del sistema del farmaco.
Presidente Dompé, come si chiude il 2010 per l’industria farmaceutica?
È stato un anno non facile. Abbiamo dovuto combattere su due fronti: la continua discesa del ricavo netto medio sul mercato interno e la diminuzione dell’incremento del fatturato ospedaliero dovuto alle molte iniziative messe in atto dalle Regioni per comprimere la spesa farmaceutica negli ospedali. È stato un anno difficile anche dal punto di vista dell’accesso all’innovazione. Segnato, peraltro, dalla riduzione subita sul margine per l’industria tagliato dell’1,83% sul prezzo del farmaco al pubblico. Un taglio che, nei fatti, diventa del 2,70% sul fatturato delle imprese, già tra i più bassi in Europa, a parità di prezzo. Una scelta che ha penalizzato l’industria per favorire la farmacia.
Il confronto tra i diversi protagonisti della filiera è stato molto acceso nel corso dell’approvazione della manovra di luglio. Il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, ha auspicato che nel 2011 vi sia spazio per un confronto più sereno e una visione comune. Crede sia possibile?
Gli auspici del presidente Mandelli sono validi e condivisibili. La questione, però, è di non fermarsi alle parole e, di fronte alle difficoltà oggettive, studiare soluzioni che non penalizzino le altre componenti del settore. Sono il primo a ritenere che la battaglia dei farmacisti contro la manovra sia stata legittima, perché il taglio dei margini nei loro confronti era ingiusto dato che negli ultimi anni non si è registrato alcun incremento dei loro introiti per la farmaceutica convenzionata a fronte di un forte aumento dei costi. Ma la questione non andava addebitata alle imprese, soprattutto se si considera che la distribuzione intermedia di fatto avrebbe avuto ricadute pesanti sul suo margine. Personalmente credo molto alla possibilità di avere una farmacia “tonica” e un servizio efficiente per i cittadini. E questo perché, al di là delle questioni interne, il futuro di tutte le parti dipende dall’efficienza e dalla competitività del servizio reso, oltre che naturalmente dall’accessibilità ai farmaci e all’innovazione in tempi rapidi. Spero proprio, quindi, che nel 2011 questa visione comune possa realizzarsi.
La legge di stabilità non prevede ulteriori tagli all’industria farmaceutica. È un segnale positivo?
Al di là di quanto detto, non posso non riconoscere una certa disponibilità del Governo ad evitare ulteriori penalizzazioni del settore. Dobbiamo infatti registrare alcuni elementi positivi quali il finanziamento dei contratti di pro