Usare l’intelligenza artificiale per lanciare i nuovi farmaci sul mercato? È ciò che Indegene, società di consulenza farmaceutica con sede a Bangalore, sta cercando di scoprire con la sua piattaforma di nuova generazione.
Il nuovo modello di Indegene, basato appunto sull’intelligenza artificiale, ambisce a diventare un approccio moderno più efficace e conveniente per i farmaci a resa economica limitata.
La piattaforma utilizza ripetitori telesales, comunicazioni digitali mirate, dati e strumenti analitici come modelli di affinità medica e punteggi di previsione per massimizzare il budget di lancio e il tempo di redditività.
Il suo punto debole? Farmaci con incassi annuali previsti nell’intervallo da 100 milioni a 450 milioni di dollari.
“Se una molecola non rende cifre tra i 500 milioni e 1 miliardo di dollari, crediamo che non ci siano ragioni per eseguire un lancio tradizionale”, dice Gaurav Kapoor, Executive VP di Indegene. “I lanci tradizionali sono troppo costosi, complessi e richiedono molto tempo. Il modello digitale di Indegene riduce l’impatto di tutti questi elementi”.
Quello di Yosprala, della statunitense Genus Lifescience, sarà per Indegene il primo lancio di farmaco sul mercato.
Il lancio inizierà con una combinazione di sei-otto canali multimediali, come e-mail, social media, siti Web, connessioni peer-to-peer e direct mail, personalizzati per ogni medico.
Indegene crea profili che includono le preferenze per i canali multimediali, i tipi di contenuti, i dispositivi e la frequenza.
Queste informazioni sono combinate con i punteggi di previsione del medico per personalizzare ulteriormente e indirizzare il marketing.
I responsabili di televendita gestiscono il contatto diretto del medico con chat, condivisione di dati e le chiamate di follow-up.
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N.d.R.:
Ovviamente l’articolo sopra riportato è un redazionale con finalità pubblicitaria, anche se, come sempre, è difficile per una società di Bangalore calarsi nella realtà italiana.
Il vero rischio che si intravede, spesso già realtà, è la perniciosità dell’informazione/pubblicità che viene proposta agli operatori sanitari. C’è un eccesso di offerta della quale tutte le aziende (fanno tutte le stesse cose) si sono dotate (e-mail; telefono; ecc.) che nel migliore dei casi disturba chi le riceve. Sempre più simili a chi propina via telefono nuovi contratti per gas e luce o telefonia, proposte commerciali imperdibili ecc. ecc. Alla fine, con gentilezza o meno, la risposta diventa sempre la stessa NO GRAZIE. [S.B.]
C’era una volta (perché è una favola per menti semplici) una sentenza della Cassazione che diceva: “Il consumo dei farmaci non è regolato dal criterio del piacere, ma da quello dell’utilità, mediata dalla classe medica, sicché i medici sono destinatari di una specifica forma di pubblicità che mira non già a reclamizzare astrattamente il prodotto decantandone le virtù o la piacevolezza visiva della confezione, ma ad informarli della natura e delle utilità farmaceutiche del prodotto, in quali ipotesi risulti indicato, in quali no ed in quali sia addirittura nocivo (v. Cass. n. 25053 del 2006; v. anche v. Cass. n. 8844 del 2014; Cass. n. 2349 del 2013; Cass. n. 5494 del 2013)”
In tutto questo è impressionante l’assenza di AIFA che mai si è occupata di ISF, nelle sue ispezioni non ha mai controllato se c’è un Servizio Scientifico e se c’è se è indipendente dal marketing e se questo Servizio ha realmente alle proprie dipendenze gli ISF, non si è mai espressa sull’inserimento degli ISF nell’area funzionale del marketing nel CCNL, mai si è espressa su contratti farsa di finte partite IVA per gli ISF, non ha mai spiegato come un ISF “autonomo” può essere pagato a provvigioni sulle vendite e come può dipendere, l’ISF “autonomo”, da un Servizio Scientifico aziendale come vuole la legge, e come è possibile che sia in ritardo di 13 anni dall’emanazione di proprie linee guida sull’informazione scientifica?
Nel 2006 un’analisi di Farmindustria rilevava che l’eccessiva ed insistente e molesta “propaganda” di farmaci attuata con l’eccessivo aumento della frequenza delle visite di informazione, in special modo per alcune categorie/prodotti ritenuti ad alto potenziale di crescita, aveva in realtà prodotto tutta una serie di provvedimenti tesi al contenimento di quell’invadenza e, sempre secondo l’indagine, Farmindustria aveva constatato che i medici ricordavano soltanto il 4% di tutte le visite effettuate dagli ISF. Tale constatazione aveva provocato 15.000 licenziamenti di ISF e norme sempre più restrittive delle autorità regolatorie.
La soluzione proposta da Farmindustria era: riduzione della frequenza delle visite informative dove i contenuti dovevano avere maggiore spazio per essere discussi e il valore della conoscenza e competenza degli ISF diventava più importante dell’aspetto relazionale puro.
La storia non ha insegnato niente? Chi ignora la storia non ha futuro. Purtroppo è il nostro futuro