Nei paesi nei quali complessivamente lo stato di salute della popolazione non è buono, questo contribuisce anche allo scarso sviluppo economico, così come investimenti in interventi salutistici basilari produrrebbero una crescita. Sono considerazioni valide per i paesi poveri, come le ha focalizzate nel 2001 a Ginevra una Commissione su Macroeconomia e salute, che però non ha valutato la situazione relativamente ai paesi ricchi: ma anche in questi ultimi la salute generale può essere un driver economico. E’ quanto ricordano in un commento sul BMJ gli autori di uno studio eseguito per la Commissione Europea, presentato nel 2005, relativo appunto alle nazioni opulente.
Quattro meccanismi principali
Il dato di partenza è il ruolo che ha rispetto allo sviluppo, la ben identificata correlazione esistente tra il reddito pro capite e lo stato di salute, notoriamente nella direzione che va dal primo al secondo, dato che miglior benessere comporta un maggiore accesso a beni e servizi sanitari di qualità, a cibi sani e acqua pulita, a migliori condizioni igieniche. Ma sta emergendo anche una relazione in senso inverso, cioè dalla salute al maggior reddito, per la quale sono individuabili quattro meccanismi principali, costituiti da produttività, educazione, investimento nel capitale fisico, “dividendo demografico”. Primo, le popolazioni sane tendono a essere lavorativamente più produttive, per il miglior stato fisico e mentale, le assenze scarse e la minore necessità di assistere familiari ammalati; secondo, le persone più sane e longeve sono interessate a sviluppare le loro capacità per raccoglierne i frutti sul lungo periodo e la maggiore istruzione favorisce redditi più alti, mentre la buona salute contribuisce alla frequenza scolastica e all’apprendimento. Terzo, l’allungamento della vita crea un aumentato bisogno di risparmi per quando ci si ritirerà dal lavoro e maggiori risparmi portano a maggiori investimenti e guadagni; quarto, il declino della mortalità infantile porta gradualmente a un incremento proporzionale di persone in età da lavoro che può aumentare il reddito pro capite, posto che tutti vengano assorbiti dal mercato del lavoro.
Aspetti da valutare
Questi quattro meccanismi possono costituire spiegazioni plausibili di crescita, anche se non è facile determinare quanto agiscano nella realtà. Per esempio, diverse evidenze mostrano che nei paesi ricchi guadagnano di più le persone sane, se considerate tali in base a parametri indiretti di salute come maggiore altezza o minore indice di massa corporea, i quali però possono legarsi più all’accettabilità sociale che alla produttività. Passando da un livello individuale a uno collettivo, appare che molta dell’opulenza delle nazioni sia dovuta alla salute della popolazione. Uno studio in dieci paesi industrializzati ha mostrato che nel secolo fino a metà anni Novanta il miglioramento della salute ha incrementato la crescita economica del 30% circa. Misurando la salute con l’aspettativa di vita questo è apparso molto evidente nei paesi poveri, a volte più del miglioramento dell’istruzione, mentre per quelli ricchi ci sono parametri più significativi, quale la riduzione della mortalità cardiovascolare, che in un’analisi di 26 nazioni sviluppate per il periodo 1960-2000 è risultato altamente predittivo di crescita economica (in un modello, un calo del 10% della prima si associa a un aumento dell’1% del reddito pro capite). Anche l’innalzamento dell’età di pensionamento parallelamente all’allungamento della vita dovrebbe mitigare le conseguenze economiche per le popolazioni che invecchiano. Comunque sia Governi sia Istituzioni europee dovranno valutare in mo