Trend in crescita per investimenti, numero di centri e sperimentazioni. Ne parliamo con Francesco De Santis, Vicepresidente di Farmindustria per la ricerca e Presidente di Italfarmaco.
Dai ‘Decreti Bindi’ del 1998 la ricerca clinica in Italia, sbloccata dai freni normativi ed amministrativi che la rallentavano, ha potuto accelerare recuperando il ritardo con gli altri Paesi, europei e non. Oggi la qualità dei centri, della classe medica, del personale dell’industria e delle società di servizi in materia, rendono il nostro Paese potenzialmente tra i più idonei a realizzare trial clinici. Per incrementare gli investimenti di imprese italiane e per attrarre capitali delle multinazionali, nel loro ‘internai market1 di destinazione degli investimenti. Lo dimostra il trend positivo di crescita dell’ultimo triennio. Di tutto questo e, più in generale, della posizione dell’industria sulla ricerca clinica ne parliamo con Francesco De Santis, Vicepresidente di Farmindustria con delega alla ricerca e Presidente di Italfarmaco. Dr. De Santis, qual è la posizione delle aziende farmaceutiche sulla ricerca clinica? Come valuta l’attuale trend della ricerca clinica in Italia e quale sarà, a suo avviso, lo sviluppo che la contraddistinguerà nei prossimi anni? F. De Santis – "La ricerca clinica costituisce il principale investimento in ricerca per l’industria farmaceutica, pari a circa il 70% di quanto spendiamo per scoprire e sviluppare nuovi farmaci da portare alla collettività. Nel 2006 le risorse investite per studi e trial clinici sono cresciute del 12% rispetto all’anno precedente, una tendenza ormai triennale di crescita a testimonianza della volontà e convinzione delle imprese a generare innovazione. Aumentano i costi di sperimentazione ma cresce anche il numero delle sperimentazioni che si svolgono in Italia, così come i centri dove si effettuano, come testimoniano i dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio sulle Sperimentazioni Cliniche di AIFA di qualche settimana fa. È significativo come crescano in numero i centri clinici ottemperanti alle normative europee, in realtà mondiali, che presiedono la ricerca clinica". Quali sono le principali caratteristiche, anche criticità e opportunità, legate al ruolo delle aziende italiane e alle multinazionali operanti in Italia in tema di ricerca clinica. F. De Santis – "Una delle caratteristiche positivamente distintive nel nostro Paese è la presenza di reti di centri di ricerca, ad esempio in campo oncologico o cardiovascolare. Si tratta di realtà che per molti aspetti facilitano l’attivazione e la conduzione di sperimentazioni, in quanto aumenta il numero di centri ‘complianti’ le regole internazionali, anche a fronte di una qualità professionale della classe medica mediamente elevata". E le criticità? • • . – ‘ F. De Santis – "Le criticità vengono dalla presenza eccessiva di lentezze burocratiche e da processi amministrativi senza valore aggiunto. Non raramente ci troviamo a dovere lavorare con centri clinici di elevata qualità medica nei quali, però, la sperimentazione non parte per ragioni meramente burocratiche o parte in ritardo, quando cioè l’arruolamento in altri centri all’estero è già avanti, spesso quindi tagliando fuori dal progetto internazionale i nostri eccellenti clinici. Anche perché ormai l’arruolamento è competitivo, e chi può arruolare di più lo fa fino al raggiungimento del campione statistico programmato per quello studio". I comitati etici… F. De Santis – "Sui comitati etici l’Italia ha fatto grandi passi avanti, in particolare nella
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