Dietro all’emendamento c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale, che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori».
Le maggiori sigle sindacali dei medici convenzionati e dipendenti hanno convocato questa mattina una conferenza stampa, con l’obiettivo di ribadire la loro ferma contrarietà a un emendamento all’intesa fra Stato e Regioni, promosso da queste ultime, che introdurrebbe un’inedita responsabilità patrimoniale per i medici “colpevoli” di aver prescritto prestazioni ritenute “inappropriate”. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, i sindacati dei camici bianchi hanno espresso le proprie preoccupazioni non soltanto per la categoria, ma anche per gli effetti che la nuova responsabilità patrimoniale produrrebbe sul Servizio Sanitario Nazionale e sul diritto alla salute dei cittadini.
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FIMMG, FIMP, SUMAI, CIMO, ANAAO-ASSOMED Data pubblicazione : 21/04/2015
Responsabilità patrimoniale: i sindacati dei medici pronti alla mobilitazione
«Un Sistema – hanno ribadito i relatori della tavola rotonda – che, sebbene sia tra i migliori del mondo, rischia il collasso per colpa delle Regioni e che, invece, dovrebbe essere gestito interamente dal Governo e non essere sottoposto alle logiche della Conferenza Stato-Regioni. «La conferenza delle Regioni funziona come un club – ha affermato Costantino Troise, Segretario nazionale Anaao Assomed – ma gli assessori alla Sanità non conoscono i veri problemi. Dietro all’emendamento c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale, che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori».
Sulla stessa linea Giacomo Milillo: «La proposta di introdurre la responsabilità patrimoniale per i medici in caso di prescrizioni inappropriate rende sempre più evidente come, al di là dei virtuosismi di singole amministrazioni, la Conferenza delle Regioni sia assolutamente incapace di garantire una buona assistenza – ha dichiarato il Segretario Nazionale Fimmg, perché la sua attenzione è concentrata esclusivamente su aspetti ragionieristici e non è in grado di formulare proposte che migliorino in prospettiva il Sistema sanitario e lo rendano sostenibile. E’ assolutamente necessario che il Governo intervenga, con funzioni sostitutive, e colmi questa carenza diventata ogni giorno sempre più evidente».
Per Roberto Lala, Segretario nazionale Sumai-Assoprof, è indispensabile ripensare il patto con i cittadini. «Ci troviamo di fronte alla morte del diritto alla salute – ha dichiarato. Non è più un problema di Ssn, devastato negli ultimi anni dalle liste di attesa, ma dei pazienti costretti a rivolgersi al privato. Ma quanti, tranne pochi ricchi, possono difendere la propria salute? E dove sta il confine tra prudenza e inappropriatezza?» Anche da Cimo e Fimp si sollevano preoccupazioni sullo “stato di salute” del Ssn.
Si rischia di non preservare – ha dichiarato Giuseppe Lavra – il significato che ha l’art. 32 della Costituzione e che oggi è veramente a rischio. La sanità è finanziata per il 6% contro il più 7% del resto del mondo. E dobbiamo mettere in conto in questo 6% i famosi capitoli degli sprechi e delle razionalizzazione. Non è una soluzione condannare gli infermieri a fungere da medici. Non è una soluzione quella avanzata dall’onorevole Borsellino che non è ben chiaro se si riferisca alla appropriatezza amministrativa o prescrittiva».
Per tutti insomma, pena una mobilitazione di massa, la necessità di tornare a un Ssn non frammentato dai vari modelli regionali che, hanno fallito. L’ipotesi, infatti, è di scendere in piazza a maggio nelle Regioni dove si vota. Per ora lo sciopero è rimandato: «Non vogliamo danneggiare i cittadini ma protestare contro chi fa scelte sbagliate», hanno spiegato.
Rossella Gemma – 21 Aprile 2015 – Doctor33
Vincoli prescrittivi minano Fse, Russo (Sit): così fascicolo elettronico inutile
«I dati del fascicolo sanitario elettronico (Fse) sono principalmente inseriti dalle strutture pubbliche – dice Russo – anche se il privato e lo stesso cittadino a volte mostrano attenzione per l’inserimento dei dati nei database sanitari. In ogni caso la cosa ci deve preoccupare in misura limitata; dell’inutilità del fascicolo si sono accorti per primi gli stessi italiani: su 4,5 milioni di residenti in Emilia-Romagna ci sono 125 mila fascicoli aperti. Come abbiamo sottolineato l’anno scorso con una monografia scritta insieme al Lavse del Cnr e curata da Fabrizio Ricci , il Fse oggi è un’assai poco utile collezione di documenti elettronici in pdf con scarso significato clinico per la valutazione del paziente, tanto che abbiamo proposto alle istituzioni un fascicolo di seconda generazione». Per giugno, sulla carta, le regioni dovrebbero realizzare i canali informativi per la trasmissione di dati da medici e strutture al Fse, che è dichiarato livello essenziale di assistenza: la regione che tardasse a realizzarlo avrebbe un 3% in meno nel riparto del Fondo sanitario 2016.
Sit ha auspicato anche un rinnovamento dell’AgID al recente congresso in cui è stato eletto presidente onorario il fisico Sergio Bertolucci, direttore della ricerca e Scientific computing del Cern di Ginevra (i vertici saranno definiti il 30/5 a Firenze ma il direttivo è pronto). «L’Agenzia per l’Italia digitale ha cambiato 16 governance in 10 anni con una durata media di 7 mesi . Se l’organo chiamato a guidare l’informatizzazione del paese e non solo in sanità ha questo respiro temporale e continui cambi d’indirizzo, c’è il rischio concreto di creare danni irreparabili», sottolinea Russo. «Con la mancata digitalizzazione il paese perde soldi, competitività e capacità d’innovazione. Occorre un deciso cambio di rotta a quello che si configura sempre più come un vero scandalo nazionale!».