Farmaceutica, la reingegnerizzazione delle CAR-T porta lavoro
Corriere della Sera Blog – di Sabrina Spina – 16 dicembre 2019
Le CAR-T sono il punto più alto mai raggiunto dalla scienza farmaceutica, forse anche per questo se ne sta parlando molto. A spiegarlo sembra quasi fantascienza. Si tratta di un processo di reingegnerizzazione: si prelevano gli anticorpi dal sangue del paziente, si “riprogrammano” perché agiscano da “killer” delle cellule malate, si re iniettano i “cecchini” nel paziente e si attende che facciano il loro lavoro. I risultati in termini di efficacia nel trattare gravi malattie oncologiche, nei pazienti che possono affrontare il procedimento, sono senza precedenti e prospettano una nuova frontiera della medicina. E se stiamo entrando in una nuova era della scienza, quali sono le opportunità per le professioni sanitarie, in ambito sia pubblico che privato?
Le aziende farmaceutiche in Italia stanno cominciando a cercare ruoli specifici per la gestione del processo delle CAR T e nascono corsi professionali per lo sviluppo delle competenze.
“Quando c’è un’innovazione si creano nuove chance di lavoro per persone, aziende e società di consulenza che operano nel settore” ci spiega Laura Cavalieri, Partner di Pharmapoint, Società che da oltre 30 anni si occupa di ricerca e selezione per il settore farmaceutico “Un nuovo paradigma terapeutico come le CAR T, considerata la nuova complessità da affrontare, generano necessità di nuove competenze che devono essere messe in atto. L’abbiamo visto circa 10 anni fa con le malattie rare, ora lo stiamo vedendo, con una velocità molto più accelerata, per le CAR T e le terapie geniche. Questa rivoluzione sarà quindi l’occasione per creare occupazione ad alta qualificazione scientifica, tecnica e manageriale”.
Anche l’offerta formativa sta vedendo nascere i primi casi “Ci siamo resi conto che le CAR T stanno esplodendo e, quindi, dell’esigenza di formare le figure necessarie, in grado di gestire il processo sia dal punto di vista clinico che organizzativo, con un coinvolgimento di strutture diverse e dislocate. Le stesse aziende farmaceutiche, che stanno sviluppando queste terapie, hanno bisogno di identificare dei riferimenti nell’organizzazione” ci dice Vincenzo Iaconianni, Amministratore della Società di Formazione specializzata ICMED “Così è nata l’idea di formare dei CAR T specialist, sia per l’ospedale che per l’azienda. Non solo una figura strettamente clinica ma anche con competenze tecnico organizzativo, in grado di gestire l’intero dalla raccolta delle cellule fino all’infusione. Fino ad ora abbiamo attivato 3 corsi per circa 20 persone, da tutto il mondo, e le richieste sono in aumento. Si tratta di medici, biologi, data manager e farmacisti”
“Per le aziende farmaceutiche, il modello che più risponde a questa rivoluzione è snello, con competenze elevate per l’area medica e con un marketing pioneristico che possa comprendere la complessità in modo da gestirla con un approccio innovativo e multidisciplinare. Stessa cosa per le funzioni che si occupano dell’accesso, dell’informazione scientifica, i ruoli saranno sempre più manageriali e le softs skills centrali (learn agility, collaborazione cross functional, co-creazione di soluzioni per l’account e sinergie, flessibilità e pensiero laterale). Di pari passo, anche l’ospedale stesso andrà a selezionare figure in grado di stare al fianco dei pazienti che affronteranno queste terapie” continua Laura Cavalieri “Questa innovazione ha i riflettori puntati, acquisire prima possibile le competenze significa investire nel proprio futuro professionale e, per la consulenza, diventare un partner in grado di comprendere e supportare il cambiamento. Stiamo vedendo che sempre più spesso la parola CAR-T viene inserita nello stesso job title proprio a sottolineare l’importanza di questo nuovo modello di medicina personalizzata.”
Vincenzo Palermo è un manager del farmaceutico e ha seguito il lancio di una delle due CAR T oggi approvate in Italia. “Negli ultimi 5 anni si è assistito ad un crescente investimento nella ricerca di terapie geniche, le quali hanno dato seguito ad acquisizioni miliardarie di start-up quasi sconosciute permettendo a Big Pharma di entrare da protagonista in questo mercato. Sono più di 100 le biotech coinvolte in questo ambito e quasi tutte le farmaceutiche di rilevanza mondiale stanno sviluppando internamente programmi di ricerca o collaborando con realtà dinamiche che sono in fasi cliniche di sviluppo. Questo implica per il futuro lavorativo di questo settore non solo la ricerca di nuove competenze ma anche veri e propri funzioni dedicate. La vicinanza al paziente è fondamentale e nuove figure come i “case manager”, che seguano passo dopo passo il percorso del sangue lungo tutto il processo, diventano chiave per costruire l’esperienza positiva del paziente. Fare esperienza in questo mondo significa dimostrare visione rispetto il nuovo futuro che si sta disegnando”
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