“La confessione di un primario che racconta come funziona il rapporto fra camici bianchi e industria farmaceutica”
Su Repubblica del 13 agosto 2016 è riportato un’intervista ad un “medico con un ruolo di responsabilità in un ospedale pubblico romano” che evidentemente vuole rimanere animo.
Nell’intervista racconta che a lui i soldi per i viaggi e i convegni li dà l’agenzia di viaggio, così, ritiene di non comparire nelle liste di trasparenza dato che l’ha pagata un altro soggetto (non un’azienda farmaceutica) che a sua volta però ha ricevuto il contributo dall’azienda farmaceutica.
In ogni caso, prosegue, non è più come negli anni novanta quando l’aereo per la località sede del congresso era pieno di medici generi con le mogli che, dopo il congresso, venivano portati a Orlando (Disneyland).
I congressi poi, dice, non servono più all’aggiornamento scientifico (basta internet), ma ad incontrare i colleghi e soprattutto servono all’industria la quale può presentare più efficacemente il proprio prodotto.
Le società mediche, conclude, dovrebbero liberarsi da questa sudditanza. In altri Paesi succede e, a volte, anche da noi. Del resto, dice, non servono location sfarzose o hotel di lusso.
Il nuovo punto su cui le aziende farmaceutiche oggi fanno leva sono i finanziamenti alle associazioni di pazienti che hanno un grande impatto sui politici quando questi devono prendere una decisione.
N.d.R.: L’art. 124 del Decreto Legislativo 24 aprile 2006, n. 219 (attuazione di direttive europee) disciplina questa materia. Al primo comma si dice che ogni titolare di AIC (autorizzazione all’immissione in commercio di farmaci) “che organizza o contribuisce a realizzare, mediante finanziamenti o erogazione di altre utilità anche indiretti, in Italia o all’estero, un congresso, un convegno o una riunione su tematiche comunque attinenti all’impiego di medicinali dalla stessa impresa prodotti o commercializzati, deve trasmettere al competente ufficio dell’AIFA, almeno sessanta giorni prima della data dell’inizio del congresso o incontro, una comunicazione, con firma autenticata, contenente i seguenti elementi: propria denominazione o ragione sociale, codice fiscale e sede, sede e data della manifestazione, destinatari dell’iniziativa, oggetto della tematica trattata, correlazione esistente fra questa e i medicinali di cui l’impresa è titolare, qualificazione professionale e scientifica dei relatori, preventivo analitico delle spese; quando l’impresa si limita a fornire un contributo agli organizzatori, devono essere indicati l’entità e le modalità dello stesso, nonché eventuali diritti o facoltà concessi dagli organizzatori come corrispettivo.
Le manifestazioni congressuali devono attenersi a criteri di stretta natura tecnica ed essere orientate allo sviluppo delle conoscenze nei settori della chimica, tecnica farmaceutica, biochimica, fisiologia, patologia e clinica e devono realizzarsi nel rispetto di quanto previsto dal presente decreto e dei criteri e delle linee guida stabilite dall’AIFA.
L’ospitalità non può, inoltre, eccedere il periodo di tempo compreso tra le dodici ore precedenti l’inizio del congresso e le dodici ore successive alla conclusione del medesimo, né presentare caratteristiche tali da prevalere sulle finalità tecnico-scientifiche della manifestazione. È consentita ai medici di medicina generale ed ai pediatri di libera scelta la partecipazione a convegni e congressi con accreditamento ECM di tipo educazionale su temi pertinenti. previa segnalazione alla struttura sanitaria di competenza.
Per le manifestazioni che si svolgono all’estero e per quelle che comportano, per l’impresa farmaceutica, un onere superiore a 25.822,85 euro, l’impresa stessa deve ottenere espressa autorizzazione dall’AIFA. Se le manifestazioni di cui al presente articolo sono effettuate in violazione delle disposizioni del presente decreto e dei criteri e delle direttive stabilite dall’AIFA, l’Agenzia medesima può vietare lo svolgimento della manifestazione.”
Potrà non piacere, ma come si può desumere dalla legge, ciò di cui riferisce l’anonimo primario è tutto legale e nelle liste di trasparenza comparirà il suo nome, anche se ama l’anonimato. Comunque la partecipazione a questi eventi non è obbligatoria, se trova la cosa così esecrabile può sempre declinare l’invito.
L’articolo che abbiamo riassunto ha come sottotitolo “Le confessioni di un primario” facendo intendere chissà quale nefandezza. In realtà la notizia è una non notizia. L’ignoranza dell’anonimo primario e dell’intervistatore fanno il resto.
La cosa anche se legalmente ammessa potrebbe essere moralmente condannabile, ma se così lo si ritiene accorerebbe cambiare la legge. Se hanno notizie e prove di eventi svolti non seguendo le norme di legge, facciano regolare denuncia, altrimenti è solo diffamazione.
Chissà perché queste cose sono sempre frutto di interviste a chi ignora completamente l’argomento. Sarebbe bastato intervistare un Informatore Scientifico del Farmaco o rivolgersi a Fedaiisf e sarebbe stato tutto chiaro, anche all’anonimo primario.
Redazione 13/08/2016
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