Cari colleghi non so quanti di voi abbiano letto l’articolo apparso sul Sole 24 ore on line del 17 aprile 2010 dal nome " La lunga ombra della crisi ". Alcuni dei principi ispiratori della strategia della Goldman Sachs meritano una particolare attenzione perché spesso ripresi anche da molte aziende farmaceutiche sia multinazionali che non.
Riprendo alcuni passaggi che direi illuminanti.
" I nostri profitti sono la chiave del nostro successo. Accrescono il nostro capitale, attraggono e consentono di fidelizzare le nostre persone migliori. La profittabilità è cruciale per il nostro futuro."
ed ancora :
" L’integrità e l’onestà sono il cuore del nostro business. Ci aspettiamo che chi lavora per noi mantenga elevati standard etici in ogni cosa che fa, sia nel lavoro sia nella vita privata. "
Oramai chi legge qualche mio intervento sà che tendo a confrontare quanto si dice in pubblico con quello che poi si effettua realmente. Molte aziende farmaceutiche si richiamano ufficialmente a questi principi generali, salvo poi in camera caritatis avere e propugnare decisioni assai diverse da questi principi. Troppo spesso in riunioni ristrette o peggio ancora in riunioni generali i discorsi che si sentono fare nulla hanno a che vedere con questi principi di moralità ed etica industriale.
A tal proposito ricordo molto bene le affermazioni di uno dei tanti rampanti manager del settore farmaceutico che indica due sole vie di etica. " L’etica del profitto e l’etica del risultato prodotto".
Il resto come si suole dire era un corollario indispensabile per gettare fumo negli occhi, ma in realtà non da seguirsi o da prendere come modello.
Eccola qua la grande differenza fra il dire ed il fare. Da sempre l’etica mal si concilia con il business, sono due strade opposte con finalità e visioni diverse. In troppi oramai cercano di buttarci fumo negli occhi.
Non sono un disilluso o un propugnatore di un mondo impossibile ,ma una certa coerenza ritengo essere ancora un valore da difendere da certi modi di fare.
Come si possono "vendere" farmaci a milioni di persone pur sapendo perfettamente che alcune di essi creano più danni che benefici (vedi caso Vioox) e poi lagnarsi che l’immagine dell’industria farmaceutica è pari a quella delle major del tabacco da tutti mal considerate ed equiparate ai signori della guerra del mercato delle armi ?
Perché stupirsi se aprendo un qualsiasi giornale si trovano articoli che "attaccano" le malefatte di Big Pharma ?
Perché stupirsi di un certo management farmaceutico spocchioso e arrogante ?
E’ tutto già scritto. Ora tocca a noi lavoratori del sistema farmaceutico a fare le spese di improvvide scelte manageriali, ma in futuro chi è privo di idee e di valori dove pensa di andare (i manager ndr) ?
Umberto Alderisi
18.04.2010
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