La Giornata Parlamentare del 15 febbraio 2021
La tensione scuote il M5S. Appello di Casaleggio, astensione per l’unità
I numeri sono dalla parte del governo di Mario Draghi, tanto alla Camera quanto al Senato, ma il possibile smottamento di una parte, più o meno consistente, del Movimento 5 Stelle rischierebbe di diventare un nodo politico anche per l’alleanza tra Pd, M5S e Leu. La dirigenza dei pentastellata sta tuttavia lavorando per ridurre l’area del dissenso a una decina di deputati e al massimo a 20 senatori. Le voci dei dissidenti del M5S si sono fatte sentire anche nella giornata di domenica: la senatrice Barbara Lezzi ha ribadito il proprio no e chiesto una seconda votazione su Rousseau; a lei si sono uniti Mattia Crucioli, anch’egli senatore, e Pino Cabras, deputato. Alla Camera sono orientati al no anche Francesco Forciniti, Alvise Maniero e Raphael Raduzzi; uno smottamento politico oltre che numerico del M5S potrebbe mettere in difficoltà il Pd che vedrebbe scricchiolare la prospettiva di un’alleanza con M5S e Leu: un Movimento incalzato dall’esterno dall’area Alessandro Di Battista, avrebbe difficoltà alle amministrative a correre insieme ai Dem in alcune città, dove invece quell’alleanza risulterebbe vincente o anche competitiva.
La dirigenza del M5S, da Vito Crimi a Luigi Di Maio, non sta tuttavia con le mani in mano ed ha aperto un canale di dialogo con tutti i dissidenti. Martedì su Rousseau si voterà sulla nuova governance del Movimento che prevede un direttorio a 5 entro cui potrebbe trovare posto la voce della minoranza, che avrebbe dunque garanzie interne. L’obiettivo è di ridurre da 40 a non più di 20 il numero dei senatori dissidenti (sui 92 complessivi) e a una decina quelli a Montecitorio (su 190). A perorare la causa del sì al governo è stato in serata di nuovo Beppe Grillo: in un post ha raffigurato Draghi con la scritta “Now the environment. Whatever it takes”, ora l’ambiente, a qualsiasi costo. Davide Casaleggio ha invece invitato “chi è a disagio” ad astenersi, evitando il “no” alla fiducia. La fiducia al governo Draghi sicuramente non verrà votata da Fdi che conta solo 33 deputati e 19 senatori. Questa posizione verrà proposta da Giorgia Meloni oggi agli organi del partito che dovrebbero farla propria. Anche Sinistra Italiana negherà la fiducia, ma Loredana De Petris al Senato ed Erasmo Palazzotto alla Camera voteranno a favore, in dissenso, per cui contro Draghi si esprimerà solo Nicola Fratoianni a Montecitorio. Per il nuovo esecutivo, dunque si prospettano due assemblee bulgare in termini aritmetici. Sul piano politico i partiti devono ancora metabolizzare lo stare insieme ai propri avversari. Matteo Salvini ha mostrato di voler continuare a essere “di lotta e di governo”, e per frenarlo al Pd serve un asse solido con il M5S.
Prima grana alla Camera, c’è il voto sulla riforma della prescrizione
Il governo Draghi non ha ancora incassato la fiducia del Parlamento ma la prima grana è sul tavolo: è il voto sulla riforma della prescrizione che fu bandiera dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e del Movimento, ora al centro di alcuni emendamenti al decreto milleproproghe all’esame della commissione Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Proposti separatamente da Italia viva, +Europa-Azione e Forza Italia, chiedono la sospensione della riforma fino almeno al 2021. Ma in un perimetro è rivoluzionato rispetto a poche settimane fa e bisogna fare i conti con una Ministra tecnica com’è Marta Cartabia; insomma, con l’approdo al governo dell’emergenza che vanta una maggioranza quasi bulgara, le storiche barricate di renziani e forzisti potrebbero cadere. Gli emendamenti per ora restano: presentati il 3 febbraio, potrebbero essere votati a giorni, più probabilmente dopo la fiducia, e attendono il parere del Governo, al suo primo banco di prova. E in fretta: il milleproroghe scade il primo marzo e necessita di altri tre passaggi (aula Camera, commissione Senato, aula di Palazzo Madama). Non a caso il Pd, che era all’opposizione quando la riforma fu varata dal Conte 1, ora temporeggia: “Bisogna vedere che iniziativa assume il Governo, noi attendiamo la fiducia e poi decidiamo”, si limita a dire il deputato Dem Stefano Ceccanti. I 5 Stelle chiedono collaborazione: “In questa fase non è tempo di battaglie di bandiera e di provocazioni”, ammonisce Giuseppe Brescia nella doppia veste di presidente della Commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento.
Salvini e Berlusconi sono soddisfatti di Draghi. Meloni ribadisce il suo No
Nel centrodestra ognuno va avanti per la sua strada. Lega e Forza Italia riaffermano la bontà della loro scelta governista mentre Giorgia Meloni resta saldamente all’opposizione. Dei tre leader quello senza dubbio più entusiasta dell’esecutivo Draghi è Silvio Berlusconi; il feeling fra i due, già noto, è apparso a tutti alla luce del sole in un breve video rubato nel corso delle consultazioni: “Usciamo dalla crisi con un Governo di alto profilo che unisce il Paese. È stato costruito dal presidente Draghi che ha ritenuto di indicare Ministri a lui graditi al di là delle indicazioni dei partiti. Ha fatto scelte equilibrate”, le parole del Cav. Il numero uno di Forza Italia si dice sicuro della qualità dei Ministri espressi dal suo partito sottolineando come all’interno degli Azzurri “”non esiste un’ala moderata contrapposta a un’ala sovranista. Non c’è nessuna differenziazione”. Unità ma anche orgoglio nell’affermare che “nel centrodestra Fi non è subordinata a nessuno, anzi ambisce a tornare a svolgere una funzione trainante, non solo politicamente ma anche sul piano dei numeri”.
Se Berlusconi si è gettato nelle braccia del nuovo presidente del Consiglio la scelta di Matteo Salvini è stata invece dettata dal pragmatismo. “In questo momento difficile l’interesse del partito viene dopo. Io sono contento di essere in partita, preferisco esserci”, dice facendo intendere come il suo obiettivo principale fosse quello di non vedere una maggioranza troppo simile a quella del Conte bis. Una scelta “di concretezza”, una sorta di vedetta per “un cambio di passo e di metodo di lavoro”, insomma un ruolo che Salvini rivendica rispetto a un semplice no che “sarebbe stato più comodo”, un riferimento neanche troppo velato a quanto deciso da Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia non voterà la fiducia all’esecutivo Draghi. Una scelta solitaria, ma solo in Parlamento: “Ci sono milioni di persone in Italia che guardano attonite al nuovo Governo. Vedo un esecutivo di compromesso tra i partiti politici, sfido a dire che alcuni siano i migliori”, spiega la Meloni.
Speranza impone lo stop alla ripresa dello sci e la Lega scalda i motori
Mario Draghi lavora al discorso programmatico con il quale si presenterà al Senato e alla Camera per ottenere la fiducia, ma i dossier sulla scrivania del presidente del Consiglio sono già numerosi e pieni di insidie. Una prima dimostrazione viene con la retromarcia cui il Governo è costretto sulle attività sciistiche; il via libera per le zone gialle risale a due settimane fa, ma l’evoluzione dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì dall’Iss impone a Roberto Speranza un passo indietro: tutto chiuso fino al 5 marzo. È un primo incidente di percorso per la nuova maggioranza che si appresta a dare la fiducia a Draghi. Matteo Salvini scalpita “Non si può continuare con il metodo Conte, annuncio la domenica e chiusura il lunedì. Aldilà di Speranza, appena riconfermato Ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”. I ministri leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, freschi di giuramento, si affrettano a marcare il territorio: “Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”. L’incidenza delle varianti sui contagi imporrà nuove misure di contrasto alla diffusione del virus. L’ultimo decreto approvato dal Governo Conte proroga lo stop agli spostamenti tra le Regioni fino al 25 febbraio. Il nuovo esecutivo avrà quindi a disposizione 10 giorni per mettere a terra una nuova strategia di contenimento. Data la conferma di Speranza alla Salute e quanto emerso dalle varie consultazioni fatte da Draghi, fin qui il presidente del Consiglio non si è posto in contrasto alla politica sulla pandemia in atto; avere Lega e Forza Italia in maggioranza, però, complica non poco il quadro, in quello che potrebbe essere un nuovo derby tra rigoristi e aperturisti.
Al Senato
Dopo che sabato mattina il primo Governo Draghi ha giurato al Quirinale, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi mercoledì alle 10.00 per le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e conseguente dibattito e voto di fiducia. Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze, in sede congiunta con la rispettiva della Camera, svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef. Oggi ascolterà i rappresentanti di Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti; venerdì invece sarà la volta di quelli CGIL, CISL, UIL e UGL. La Istruzione esaminerà il decreto sull’organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e sul medesimo tema ascolterà i rappresentanti degli Enti di promozione sportiva (UISP-Sport per tutti, Centro sportivo italiano (CSI) e Associazione italiana Cultura e Sport), quelli di CGIL CISL e UIL, del Coni e di Sport e Salute. Domani alle 8.30 la Commissione Industria ascolterà l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) sull’affare assegnato relativo alla razionalizzazione, la trasparenza e la struttura di costo del mercato elettrico e sugli effetti in bolletta in capo agli utenti.
Alla Camera
L’Aula della Camera tornerà a riunirsi mercoledì alle 11.30 per ricevere le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e il giorno seguente per il voto di fiducia. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, in sede riunita con la Bilancio, entrerà nel vivo delle votazioni del cosiddetto decreto proroga termini. L’Esteri ascolterà l’Amb. Vincenzo Celeste, Direttore Generale del MAECI per l’Unione europea, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e l’interesse nazionale. La Cultura si confronterà sull’elenco delle proposte di istituzione e finanziamento di comitati nazionali e di edizioni nazionali per l’anno 2020. La Ambiente svolgerà diverse audizioni sul recovery plan; nello specifico domani ascolterà la Federazione Carta e Grafica, il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica (COMIECO), Confartigianato imprese, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa (CNA), la Confederazione Imprese Servizi Ambiente (CISAMBIENTE Confindustria), Falck Renewables e l’Associazione medici per l’ambiente (ISDE).
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