È un fenomeno sempre più diffuso, che danneggia soprattutto i più deboli. Liste d’attesa, appalti e assunzioni sono le aree più vulnerabili. Almeno un’azienda sanitaria su quattro ha vissuto recenti episodi di corruzione. E le inefficienze nell’acquisto di beni e servizi valgono 13 miliardi
C’è chi aggira sistematicamente le liste d’attesa, chi gestisce con troppa disinvoltura acquisti e assunzioni. Nelle camere mortuarie non è raro che i decessi vengano segnalati a imprese funebri compiacenti. È vero, il nostro sistema sanitario è considerato tra i migliori al mondo. Ma non è immune da corruzione e irregolarità.
Il risultato degli abusi è un danno economico altissimo: secondo alcune stime, frodi e corruzione valgono circa il 6 per cento delle spese correnti annue. Denaro sottratto in buona parte a malati e pazienti che hanno bisogno di cure. Più in generale l’ammontare delle potenziali inefficienze nell’acquisto di beni e servizi sanitari è stato quantificato in 13 miliardi di euro. Una voragine difficile anche solo da immaginare.
L’argomento non è inedito, le denunce si susseguono da tempo. In questi giorni il tema è tornato all’esame dell’Aula di Montecitorio, impegnata con la discussione di due apposite mozioni presentate da Cinque Stelle e Partito democratico. Dal dibattito parlamentare trapelano cifre inquietanti sulla diffusione del fenomeno. Colpisce un dato: nel giro di un anno si sono verificati episodi di corruzione in almeno una azienda sanitaria su quattro.
Il 25,7 per cento. È una cifra allarmante che il documento grillino attribuisce a un’indagine pubblicata lo scorso aprile: un report curato da Trasparency International Italia con la collaborazione del Censis, Ispe sanità e il Rissc – Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità. La realtà è diffusa e non accenna a diminuire. Analizzando la percezione del rischio nel nostro sistema sanitario si scopre così che per il 63,2 per cento dei responsabili per la prevenzione della corruzione intervistati, il fenomeno rimane stabile nel tempo.
Gli illeciti più frequenti riguardano la violazione delle liste d’attesa, la segnalazione dei decessi alle imprese funebri private, il favoritismo ai pazienti provenienti dalla libera professione, la prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni
Intendiamoci, per molti versi il nostro sistema sanitario resta un modello. Analizzando «la correlazione esistente tra lo stato di salute della popolazione e il soddisfacimento dei bisogni assistenziali», anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera il nostro SSN uno dei migliori dal mondo. La stessa ministra dalla Salute Beatrice Lorenzin, in un messaggio inviato in occasione della seconda Giornata nazionale contro la corruzione in sanità, ha ricordato che il sistema italiano «garantisce standard elevatissimi di qualità delle prestazioni agli assistiti», pur senza negare la natura di un settore ad alto rischio di corruzione.
Sullo sfondo, però, emergono crimini particolarmente odiosi. «Perché quando in sanità si commette un reato – così l’intervento della ministra ricordato dalla mozione Pd – si ruba e si sottraggono risorse che sarebbero destinate all’assistenza e alla cura delle persone più fragili».
Colpisce la pervasività della corruzione nella sanità. Sempre citando il report di Transparency International Italia, il documento pentastellato rileva che il 51,7 per cento delle aziende sanitarie italiane non si è ancora adeguatamente dotato di strumenti anticorruzione come previsto dalla legge. Il risultato? Ogni anno miliardi di euro pubblici vanno letteralmente in fumo. Gli illeciti più frequenti riguardano la violazione delle liste d’attesa, la segnalazione dei decessi alle imprese funebri private, il favoritismo ai pazienti provenienti dalla libera professione, la prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni.
Ma a forte rischio ci sono anche gli acquisti nel settore sanitario. Un capitolo sensibile a sprechi e irregolarità proprio per la sua natura: la varietà dei beni e dei servizi, ma soprattutto l’ampia platea di attori coinvolti, che, ricorda la mozione, «si trovano non di rado in una condizione di potenziale conflitto di interessi».
La lista degli abusi è ampia. La scorsa estate, durante la presentazione della relazione annuale a Montecitorio, anche il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha ricordato le aree più vulnerabili del sistema. Ancora una volta si parla di appalti, concorsi, la gestione dei proventi delle sperimentazioni cliniche e delle liste d’attesa e delle camere mortuarie.
«Il rapporto della rete europea contro le frodi e la corruzione in sanità – si legge nel documento parlamentare dei Cinque Stelle – stimava in sei miliardi di euro la quantità di risorse sottratte alla sanità italiana. Una cifra peraltro non ritenuta esaustiva»
Il risultato dei tanti reati è un danno enorme. Del resto si tratta di comportamenti illeciti – come ha evidenziato pochi mesi fa il procuratore generale della Corte dei Conti – i cui effetti negativi sulle risorse pubbliche sono, spesso, devastanti. Sulle conseguenze del fenomeno c’è poco da essere ottimisti. «Il rapporto della rete europea contro le frodi e la corruzione in sanità – si legge nel documento parlamentare M5S – stimava in sei miliardi di euro la quantità di risorse sottratte alla sanità italiana».
E non è neppure tutto. «Una cifra peraltro non ritenuta esaustiva – si legge ancora nella mozione – dal “Libro bianco” dell’Ispe (istituto per la promozione dell’etica), secondo il quale tali cifre non tengono conto dell’indotto (inefficienza e sprechi) correlato agli eventi correttivi accertati dalla magistratura, indotto che porta stimare il costo della corruzione in sanità addirittura in 23,6 miliardi di euro l’anno». Se è difficile verificare l’esattezza di certe proiezioni, resta il dato incredibile della diffusione del fenomeno.
La corruzione è presente in tutta Italia, ma non ovunque allo stesso modo. Citando lo stesso rapporto, la mozione riconosce una forte “sperequazione” regionale. «I dati – si legge – ripartiscono così i fenomeni corruttivi: 41 per cento al Sud, 31 per cento al Centro, il 23 per cento al Nord e il 6 per cento è costituito da diversi reati compiuti in più luoghi». Anche la mozione del Partito democratico sottolinea lo stesso dato, evidenziando le grandi differenze tra le singole regioni. «La cronica assenza di programmazione, il consolidarsi di forti interessi economici, l’utilizzo della sanità a fini politici hanno fatto sì che in alcune realtà italiane sia stato più difficile contrastare sprechi e illegalità».