La Cina è padrona dei nostri farmaci. Ora l’Europa ha paura

La Ue dipende per il 90% da molecole e principi attivi per le medicine fabbricati da Pechino. Il lockdown ha bloccato l’export. L’allarme: «Pericoloso lasciare in mano di altri la salute»

Una pastiglietta di Tavor contiene un milligrammo di principio attivo che dà al nostro cervello il potere di calmarci, il paracetamolo invece di sostanza antidolorifica ne possiede molta di più, circa 1 grammo. Due farmaci comuni, di largo consumo. Diversi nell’uso, ma che funzionano allo stesso modo: per essere efficaci hanno bisogno di tanti mattoncini, cioè molecole farmacologicamente attive, chiamate anche «starting materials», materiali di partenza. (… continua su La Stampa del 24 agosto 2020)

L’indagine è sta condotta da CPA (Global market report – Edition 2019) che è l’Associazione Italiana dei Produttori di Principi attivi ed Intermedi per il mercato dei farmaci generici che rappresenta le principali imprese del Settore industriale chimico farmaceutico italianoIl rapporto analizza le tendenze di mercato globali negli ultimi tredici anni, con particolare attenzione sia alle API sintetiche che alle API biotecnologiche, e sottolinea il ruolo delle “terapie emergenti”

Il panorama globale di produzione delle API è in rapida evoluzione, insieme al mercato farmaceutico, offrendo sia opportunità che sfide. Anche le aziende indiane e cinesi, che fino a poco tempo fa erano in crescita, stanno rallentando la loro crescita rispetto agli anni precedenti. Fin da ora i maggiori sforzi si concentreranno sull ottimizzazione dei costi e sull’affrontare gli standard di qualità delle API.

In termini di fornitura di API, lo scenario competitivo sta gradualmente cambiando, con nuove opportunità che emergono per i fornitori di API occidentali. Nuovi standard normativi e requisiti di qualità più rigorosi stanno spingendo i formulatori farmaceutici a scegliere con maggiore attenzione i loro fornitori di API. Il rapporto esamina l’andamento della quota di mercato raggiunta dai principali paesi produttori di API su scala mondiale e nei paesi altamente regolamentati (USA, Europa, Giappone).

la Cina è diventata dal 2000 il più grande produttore mondiale di ingredienti farmaceutici e copre il 60% della produzione globale di intermedi fa cui poi derivano i principi attivi o API. Nell’Unione Europea la dipendenza dalla Cina di intermedi è dell’85/90% e del 33% di API. Le aziende cinesi sono poi protette dallo stato e godono di generosi sussidi. Si calcola che gli intermedi prodotti varino fra i 1500 e i 2000.

L’emergenza Covid ha portato ad una carenza di approvvigionamento. Lo stesso presidente di Assogenerici dichiarò che “l’Europa si è scoperta troppo dipendente dalla Cina”. La ragione è che in Cina i costi di produzione sono almeno del 40% inferiore rispetto ai Paesi occidentali.

CPA aggiunge che in Cina possono permettersi di produrre in stabilimenti pericolosi ed inquinanti. Il prezzo da pagare è però la qualità.

Gian Mario Baccalini, vicepresidente dell’European Fine Chemical Group e di Aschimpharma, ha dichiarato che “se da noi il livello di garanzia delle API è 10, perché siamo sottoposti a stringenti controlli, in Cina è 3-4, in India tra il 2 e il 3”. Facciamo un esempio, continua Baccalini: “Un nostro antibiotico normalmente ha una purezza del 99%, quello che arriva dall’India del 70%. Questo significa che l’efficacia di questo farmaco è inferiore”. E in quel 30% di impurezze si nascondono eventuali sostanze nocive.

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