Novità in vista per le aziende farmaceutiche che, secondo quanto previsto dalla manovra finanziaria del luglio 2011, avrebbero dovuto ripianare il 35% del disavanzo della spesa farmaceutica ospedaliera, per un totale di circa un miliardo di euro.
Con la rimodulazione dei tetti di spesa prevista nella bozza del ‘decretone’ sanità che la prossima settimana dovrebbe arrivare all’esame del Consiglio dei ministri, infatti, la cifra scenderebbe a circa 200 milioni di euro. Ma le industrie si dicono scontente di quello che le aspetta. La manovra di luglio aveva previsto che, in caso di mancato raggiungimento entro il 30 aprile 2012 di un’intesa fra Stato e Regioni sulle modalità per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica, si sarebbe dovuto porre a carico delle aziende farmaceutiche l’eventuale superamento del tetto di spesa nella misura massima del 35% in proporzione ai fatturati per farmaci ceduti alle strutture pubbliche.
"Sono sorte tuttavia perplessità – si legge nella bozza – sull’opportunità di dar corso a tale provvedimento". E questo "sia in considerazione dell’eccessivo divario fra il tetto della spesa ospedaliera fissato al 2,4% e il valore reale, che da anni supera la quota del 4%, sia perché il criterio indicato dalla manovra appare iniquo: pone infatti oneri a carico delle aziende che non hanno contribuito allo sfondamento.
D’altra parte, è apparsa poco soddisfacente anche la misura alternativa ‘automatica’ prevista in caso di mancata adozione del regolamento entro il 30 giugno 2012 e cioè il semplice abbassamento del tetto della spesa territoriale dal 13,3% al 12,5%".
Si è preferito dunque rimodulare i tetti di spesa: dal 2013 passa dal 13,3 all’11,3% del Fondo sanitario nazionale quello della farmaceutica territoriale, al netto del prezzo di rimborso a carico dei cittadini, mentre quello per l’ospedaliera passa dal 2,4% al 3,2%.
Pur essendo confermata, quindi, "la scelta di porre a carico delle aziende farmaceutiche il ripiano del 35% dello sforamento del tetto della spesa ospedaliera". Assolutamente contrario alle nuove norme Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria