«I forti investimenti del gruppo La presenza in città si rafforza Il polo scaligero diventa centro strategico della farmaceutica»
Oltre 400 milioni di investimenti complessivi previsti nei prossimi tre anni in Italia negli stabilimenti di Verona, Parma e nella ricerca, dalla terapia genica con Telethon ai nuovi vaccini contro Ebola ed epatite C. A cui si aggiungono i 32 milioni del biennio appena trascorso. E ancora i 70 milioni di euro già investiti nelle terapie geniche nell’ambito del progetto Telethon.
Ed ora il grande accordo con Novartis che prevede l’entrata in Gsk di 2.500 nuovi addetti contro un’uscita verso l’altra multinazionale farmaceutica di 60 unità. Tutto questo sotto la regia del quartier generale di Verona che sta diventando sempre più strategico a livello italiano ed europeo.
Daniele Finocchiaro amministratore delegato di Gsk Italia alla vigilia della ratifica dell’intesa appare soddisfatto. Da quasi 15 anni nella nostra città, sposato con una veronese, una figlia negli istituti scolastici scaligeri, non nasconde, accanto alla positività tutta economica del rafforzamento del gruppo che dirige, anche la gioia personale di aver contribuito a consolidare una delle presenze industriali storiche per un territorio a cui ormai è molto legato.
«Grazie a questo accordo con Novartis – spiega Finocchiaro – diventeremo la prima farmaceutica in Italia ed entreremo nei primi venti posti della classifica delle maggiori aziende del Paese per presenza industriale . Ma soprattutto porremo le ulteriori basi per la strategicità del quartier generale veronese a livello mondiale. E questo ha ricadute positive rilevanti per la nostra comunità».
– Ricadute positive di che tipo?
«Intanto la nostra città diventa sempre più il centro di sviluppo strategico della farmaceutica. Questo significa accrescere la presenza nel Veronese di figure di livello assoluto nel campo della ricerca e del management. Ciò si traduce in una positiva contaminazione di conoscenze che fa enormemente bene al territorio».
– E a livello del lavoro
«Se ci guardiamo attorno, raramente vediamo piani di sviluppo di così grande rilevanza. Grazie all’accordo con Novartis diventiamo ancora più leader nei vaccini, mentre cediamo la parte oncologica ai numeri uno nel settore. Questo significa una opportunità in più per i 60 colleghi che passano a Novartis e per contro i 2.500 che entrano da noi ci rendono più forti. Non è poca cosa in un momento così difficile per l’economia italiana».
I nuovi ingressi riguardano principalmente lo stabilimento di Siena. E Verona?
«Come le dicevo Verona è la testa pensante della strategia di sviluppo in Italia di cui questa operazione non è che un ulteriore passo. A Verona poi c’è il fondamentale e solido presidio della produzione di antibiotici che dà lavoro ad un grande gruppo di persone. E mi lasci dire: produzione ma anche creatività. Noi parliamo di migliaia di posti di lavoro acquisiti. Ma in pochi sanno che qui da noi ci sono i creativi per il packaging di tutto il gruppo a livello mondiale, passati dal 2004 ad oggi, da meno di 30 ad oltre 100 persone che realizzano i loghi di farmaci e vaccini gsk e ogni anno producono circa 13mila artwork (disegni e testi di confezioni) per i farmaci e vaccini commercializzati in tutti i 140 mercati esterni serviti dall’azienda. Un gioiellino che rispecchia la valorizzazione di un patrimonio storico tutto veronese, cioè quello della grafica. In ogni caso un accordo che ci rende più forti non può non avere ricadute positive in futuro in tutti i luoghi dove Gsk è presente, compresa la nostra città.
Ma sono i numeri del bilancio a sancire quale sia l’importanza di Verona e dell’Italia».
– Quali numeri?
«Ormai il nostro fatturato come Gsk Italia ha superato il miliardo di euro. L’export dall’ Italia nel mondo vale 58 milioni di euro.
Le dò un ultimo dato: solo di imposte Gsk Italia versa 46 milioni di euro d’imposte mentre ne investe 179 di spese per il personale….».
– A proposito di tasse, burocrazia, infrastrutture carenti. Come ha fatto a convincere gli inglesi che l’Italia resta un Paese su cui investire?
«Recentemente ho accompagnato il nostro Ceo mondiale, Andrew Witty, da Matteo Renzi. Il premier ci ha detto chiaramente che considera – ed a ragione – il settore farmaceutico come strategico per l’Italia. Anzi, ha detto che il farmaceutico è proprio il futuro del nostro Paese».
– E dunque?
«Aspetti, io ho poi incontrato anche il ministro Lorenzin e altri componenti del governo che mi hanno ribadito la sensibilità del governo rispetto a chi investe, crea lavoro ed opportunità per i giovani. Insomma siamo partiti col piede giusto.
Non è così scontato trovare sensibilità di tal fatta nei palazzi romani. In quanto a noi, Andrew Witty ha chiesto poche cose: regole certe e stabilità a fronte di fortissimi investimenti in ricerca avanzata e apparati produttivi. Ci siamo intesi».
– E tutta questa strategia, ci diceva, passa da Verona
«Non passa da Verona. ha la sua base e centro decisionale proprio nella nostra città. Vogliamo veramente che l’ Italia diventi l’hub mondiale della farmaceutica con al centro Verona.
Ormai siamo testa a testa con la Germania, ma il sorpasso è vicino».
– Tutto per il meglio, dunque. Ma possibile che non ci sia alcunchè di non positivo? Sarebbe un miracolo in Italia.
in effetti il recente taglio di oltre due miliardi del fondo sanitario e le sue potenziali ricadute sulla spesa farmaceutica mi preoccupa non poco in quanto contraddice la stabilità prospettata dal governo. Mi attenderei che le Regioni dove esiste una forte presenza industriale potessero far fronte comune per evitare possibili ricadute negative proprio sui loro territori. Spero proprio che questo settore possa prima o poi essere considerato anche dalle Regioni come fonte di sviluppo e non solo come costo».R. Ec.