Non finiscono le polemiche per il Kymriah, il farmaco da 400 mila euro che promette di curare la leucemia linfoblastica acuta ma è considerato solo per ricchi.
Non si spegne la polemica su Kymriah, il farmaco anti cancro ideato per guarire dalla leucemia linfoblastica acuta e considerato solo per ricchi. Il motivo?! Ovviamente il prezzo da capogiro ovvero 475 mila franchi, 400 mila euro circa, una cifra che in pochi si possono permettere. Il farmaco della Novartis, nota casa farmaceutica, è stato ideato da un ricercatore dell’università della Pennsylvania e più per ciò che promette (la guarigione dalla leucemia linfatica acuta diffusa tra i bambini e giovani sotto i 25 anni) si trova al centro della scena per il prezzo proibitivo, a detta di molti improponibile e da ricchi.
In Italia, per il momento, non arriverà visto che i centri per l’estrazione dei globuli bianchi si trovano tutti negli Usa ma intanto quella che è considerata come la prima terapia genica anti-leucemica, ha ottenuto l’ok da parte della Food and Drug Administration statunitense. Il farmaco utilizza il materiale genetico del paziente per curare la malattia, modifica un gene dei pazienti che consente ai linfociti T di riconoscere e annientare le cellule causa della leucemia.
Chi lo difende
Da un lato c’è Jörg Reinhardt, presidente del cda della multinazionale svizzera, che al quotidiano Blick di Zurigo ha difeso e giustificato il prezzo del farmaco facendo leva sul fatto che si tratta di un trattamento di una sola volta che se confrontato con altre terapie standard, che necessitano di essere ripetute, con costi di 100mila franchi all’anno, il prezzo del Kymriah può essere anche giustificato. “Il Kymriah non è semplicemente una pastiglia, ma un processo altamente complesso – ha sottolineato il Ceo – ai pazienti vengono prelevate cellule, che vengono geneticamente modificate, a livello terapeutico, quindi di nuovo introdotte e l’importo è calcolato solo quando la terapia ha effetto”. Il farmaco, dunque, che per adesso potrebbe essere impiegato su 600mila persone l’anno, è stato ideato per quanti non rispondono positivamente alle cure standard ma rimane il fatto che per i pazienti e il sistema nazionale i costi rimangono proibitivi.
Chi è scettico
Chi ha dubbi sugli incassi delle case farmaceutiche
Ad esporsi anche Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ha giustificato il prezzo della ricerca, degli investimenti e i costi di produzione ma le multinazionali farmaceutiche non dovrebbero far cassa sui alcuni farmaci come il Kymriah, definito, appunto, salvavita. La casa farmaceutica Novartis, infatti, ha segnalato un utile netto di 6,7 miliardi.
Il Kymriah, in sostanza, è sicuramente un farmaco esclusivo che per il momento nessun sistema sanitario nazionale può finanziare ma il dato da cogliere, almeno dal punto di vista scientifico, è che funziona: negli Usa è stato testato su alcuni giovani pazienti e nell’83% dei casi la malattia è regredita. C’è però da dire che il trattamento non è esente da effetti collaterali come la sindrome da rilascio di citochine.
Ci troviamo davanti ad un farmaco sicuramente costosissimo, per pochi, e se i costi della ricerca sono altrettanti alti e vanno a giustificare il prezzo da capogiro del Kymriah, dall’altro bisogna porre l’attenzione sul guadagno delle case farmaceutiche su un trattamento che dovrebbe salvare la vita a chi non ha più speranza.