Demansionamento, Ispettorato nazionale, semplificazioni, Commissione consultiva permanente: questi i nodi principali. Calleri (Cgil): “Ancora una volta non si affrontano i problemi reali, ma ci si concentra su bisogni non essenziali delle imprese”
Il primo giudizio non è certo positivo. La Cgil non nasconde le sue preoccupazioni sui decreti attuativi del Jobs Act, in materia di salute e sicurezza, approvati o avviati alle Commissioni parlamentari dal Consiglio dei ministri giovedì 11 giugno. “Il combinato disposto di demansionamento, istituzione non ben definita dell’Ispettorato nazionale per il lavoro, paventata abolizione del cartellino nei cantieri e possibili modifiche della Commissione consultiva permanente per salute e sicurezza, porterebbe a conseguenze molto negative e potenzialmente pericolose per i lavoratori, oltre all’ulteriore indebolimento del ruolo delle organizzazioni sindacali” commenta Sebastiano Calleri, responsabile Salute e sicurezza della Cgil nazionale.
La prima critica si appunta sulla norma, già approvata, del demansionamento. “Se permarrà, come sembra dalle anticipazioni, la previsione della non obbligatorietà della formazione specifica al cambiamento della mansione stessa, un lavoratore potrà essere adibito a mansioni che non conosce o destinato a una macchina di cui non è esperto: è evidente il pesante risvolto sul piano della sicurezza degli addetti” spiega il dirigente sindacale. Che poi affronta la questione dell’istituzione, non ancora ben definita, dell’Ispettorato nazionale per il lavoro: “la sua piena attuazione è infatti ancora legata a un successivo decreto interministeriale, di cui non è dato conoscere i contenuti. Peraltro si istituisce un ruolo unico a esaurimento degli ispettori Inps e Inail, rendendo chiaro che l’operazione tende a un livellamento verso il basso delle retribuzioni e delle professionalità”.
Sul decreto semplificazioni, avviato in Commissione, Calleri ribadisce “i dubbi e le contrarietà della Cgil relativamente alle norme sulla possibile abolizione del cartellino nei cantieri e sulla limitazione all’interruzione dell’attività imprenditoriale in quei contesti, come giustamente denunciato dalla nostra categoria degli edili”. Bisogna ricordare, aggiunge, che “su queste tematiche hanno già avuto un effetto negativo le misure già emanate sul Documento unico di regolarità contributiva”.
Suscitano “forte imbarazzo e irritazione”, infine, le norme che potrebbero produrre modificazioni alla composizione, ai ruoli e alla funzione della Commissione consultiva permanente per salute e sicurezza (ex art. 6 del decreto 81/2008). “Si vorrebbe ridurre il ruolo delle organizzazioni sindacali a quello di puri ‘esperti’ o consulenti, andando contro lo spirito del tripartitismo e alle leggi europee in materia illustra Calleri: “Ciò non procura alcun beneficio alle aziende e ai lavoratori, e non comporta alcuna semplificazione: si tratta di un preciso atto di volontà politica nei confronti delle organizzazioni di rappresentanza in senso generale, visto che a quest’operazione sono sottoposte anche le organizzazioni di impresa”.
Il complesso dei provvedimenti, insomma, non incontra il favore della Cgil. “Ancora una volta non si centrano e non si affrontano i problemi reali, ma ci si concentra su bisogni non essenziali delle imprese e su alcune operazioni francamente incomprensibili” riassume il responsabile nazionale Salute e sicurezza. “Metteremo in atto – conclude Calleri – tutte le azioni di contrasto possibili alle misure definitive citate, in sede sia contrattuale sia legale. Per quanto riguarda le norme in itinere, avvieremo una campagna di sensibilizzazione e di incontri con i referenti parlamentari per illustrare i nostri punti di vista e, ove possibile, recuperare gli aspetti maggiormente negativi”.
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