Nel 2011 in America sono stati distribuiti farmaci in formato ‘campioncino’ per un valore pari a 6,3 miliardi di dollari, secondo la società di ricerche di mercato Cegedim Strategic Data.
Tra i medici, i dermatologi sono quelli che maggiormente distribuiscono ai loro pazienti campioni gratuiti di medicinali. Ma una nuova ricerca pubblicata su ‘Jama Dermatology’ evidenzia che questa abitudine potrebbe alla fine svantaggiare le ‘tasche’ dei malati.
Le associazioni di medici sono diventate col tempo sempre più caute rispetto alla distribuzione di campioni di farmaci gratuiti, che sono già stati banditi da Kaiser Permanente, molti centri medici accademici, la Veterans Health Administration, l’esercito statunitense e parecchie cliniche private.
I critici di questa pratica dicono che se l’obiettivo è quello di mettere a disposizione farmaci costosi a pazienti a basso reddito e senza assicurazione, ci sono modi migliori per farlo.
Ebbene, un gruppo di ricercatori della Stanford University ha esaminato da vicino come questi campioni gratuiti possono influenzare le ricette compilate dai dermatologi. E si sono concentrati sulle prescrizioni ai pazienti con una nuova diagnosi di acne adulta. Sulla base dei dati del National Disease and Therapeutic Index, i ricercatori hanno rilevato che i dermatologi sono appunto i medici che usano di più i campioni gratuiti: nel 2010, hanno accompagnato con un omaggio il 18% di tutte le prescrizioni, rispetto al 12% nel 2001.
In netto contrasto con medici di altre specialità: in media solo il 4% delle loro ricette viene combinato a un campione gratuito nel 2010, in calo dal 7% nel 2001. E i farmaci che sono stati più frequentemente accompagnati da un campione gratuito sono risultati anche i più prescritti in generale.
Ma spesso non si tratta anche dei prodotti più a buon mercato, anzi: nel 2010, nove dei 10 farmaci più popolari contro l’acne a erano