‘Paletti’ ad hoc contro pubblicità ingannevoli sui motori di ricerca in tema di salute e medicina. Utilizzandoli, infatti, gli utenti del web rischiano di incappare in pubblicità "ingannevoli e fuorvianti", proposte da industrie che operano in ambito sanitario. L’allarme a tutela dei cybernauti arriva da un articolo pubblicato sul ‘British Medical Journal’ da Marco Masoni, Maria Renza Guelfi e Gian Franco Gensini, della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Firenze.
"A partire dal febbraio 2009 – spiega Masoni – abbiamo monitorato per mesi gli annunci sponsorizzati restituiti da Google utilizzando le parole chiave laetrile ed essiac, due sostanze spesso chiamate in causa come possibile cura nei confronti di patologie oncologiche e per le quali non esiste alcuna evidenza di efficacia.
I dati hanno evidenziato che, talvolta, i link sponsorizzati provenienti da industrie che operano in campo sanitario indirizzano a pagine web contenenti informazioni non pertinenti rispetto alle parole chiave. Abbiamo così individuato una particolare modalità con cui le industrie farmaceutiche attraggono gli utenti della rete, per aumentare il numero di accessi ai loro siti web.
Questa tecnica, che privilegia l’etica del marketing rispetto all’etica medica, non è affatto rara". "E’ tempo – dice Guelfi – che le agenzie di regolamentazione si muovano da un approccio reattivo a uno proattivo nei confronti di Internet, e considerino non solo l’annuncio ma anche la parola chiave che ne produce la visualizzazione".
Margherita Lopes – 5 aprile 2011 – Pharmakronos