Partenza a Torino, arrivo a Briançon: a bordo del torpedone tanti anziani «frontalieri» che vanno a comperare medicinali [di fascia C] che costano due o tre volte di meno che da noi. Un farmacista: «Si, esiste questo “pellegrinaggio” fuori confine, ma io assisto anche al fenomeno contrario: in tanti arrivano dalla Francia per acquistare farmaci da noi. Soprattutto quelli anti tumorali, che costano meno che da loro».
di Alessandro Fulloni
Comperare in Francia medicinali che in Italia costano la metà, se non un terzo. Per questi singolari «frontalieri» è qualcosa a metà tra passatempo e modo per risparmiare, senza limare la pensione. Ore 15 e 30. La corriera che da Briançon porta a Torino parte puntualissima. Solo due i passeggeri. Un uomo e una donna sui settant’anni, italiani. Saliti entrambi, prima l’uno e poi l’altra, alla fermata presso la piazzetta centrale della tranquilla cittadina francese tra le montagne dell’Haute Alpes. Aria limpida (siamo a 1300 metri d’altezza) e attorno l’Izoard e il Galibier, i passi del ciclismo mitico. I due anziani si scambiano un saluto una volta seduti sulle poltroncine, ma sono distanti. «Buongiorno», «Buongiorno». Niente di più. Si conoscono di vista. A loro modo su questa linea che si snoda verso la frontiera, lungo la val di Susa e i tornanti impervi del Monginevro, possono definirsi pendolari. Ogni settimana, se non addirittura ogni due o tre giorni, prendono – ma come loro anche altri viaggiatori – il torpedone da Torino, Avigliana, Chiomonte, e raggiungono Briançon. Il tempo di una passeggiata nel borgo medievale,cafè et croissant, magari una baguette, e poi eccoli in farmacia. Dove fanno la spesa.
Gli habituè del torpedone per la Francia
Comperano scatole di medicinali (meglio chiarirlo subito, sono farmaci di fascia C, ovvero quelli acquistabili liberamente, senza prescrizione: il prezzo insomma fluttua scelto dal mercato) in gran quantità, riempiono buste, zainetti e borsoni. «Lo fanno in tanti. Da tutta Europa. Ma soprattutto italiani. Volti familiari che incontro spesso anche su questa corriera» è il racconto di uno di questi habitué, il rubicondo Domenico, sulla sessantina, ex dipendente Fiat Iveco, pensionato da una dozzina d’anni. Quel suo giro Oltralpe è qualcosa tra hobby ed effettiva necessità di contenere le spese domestiche. «L’età c’è. E si fa sentire. Dolorini, reumatismi. Sempre più frequenti». Quelle scatole di creme e pomate che mostra aprendo lo zaino non danno l’impressione di essere davvero necessarie alla cura dei suoi acciacchi. Ma l’effetto complessivo dell’uso deve essere rassicurante. Un po’ placebo, un po’ coperta di Linus. E un po’ scusa per una gita sulle Alpi francesi. «Li compero per me, per i parenti, amici, vicini di casa». Si fa una specie di colletta. E poi eccolo al via sul torpedone. Anche l’altra passeggera – una gonna lunga nera, un golfino ricamato all’uncinetto, scarpe da ginnastica – ha acquistato medicine a Briançon. Lei però che sinora ha parlato a ruota libera di tutto, non spiega il perché di quel giretto di poche ore oltre confine. Arrossisce. E dice solo che i farmaci sono per «i miei nipoti». Non insistiamo.
Si parte alle 8 e 25. Ritorno alle 15 e 15
La puntualità è di rito sabaudo: ogni viaggio comincia alle 8:25 per terminare in Francia alle 11:50. Tre ore di sosta e alle 15:15 si torna con le borse piene: destinazione Torino Autostazione. Mentre si scende dai tornanti del Monginevro che a chiunque darebbero la nausea da viaggio, Domenico snocciola sereno il tariffario dei risparmi, mostrando uno degli scontrini delle pharmacies francesi. «L’aspirina viene 7 euro e 75, in Italia è il doppio. Il Voltaren 7 euro e 50 invece di 11 e 90… L’Efferalgan costa 2 euro invece di 6. Acquisto anche altri medicinali che magari in Italia non trovo. Ad esempio il Kamol. A cosa serve? È una crema canforata, scalda i muscoli, serve anche contro le contusioni. Quante scatole compero? Non c’è limite in Francia, ne puoi prendere quante ne vuoi. Cosa me ne faccio? Mah… la uso se fa freddo
La Val di Susa dal finestrino
Dal finestrino scorre la val di Susa. Gravere, Chiomonte, Oulx. Si vedono i cantieri della Tav e lo sguardo del pensionato si fa pensieroso, se non contrariato: «Questi posti sono stati sventrati due volte. Prima per l’autostrada e ora per l’alta velocità. Potevano squarciare tutto una sola volta. Almeno risparmiavano». Sulla corriera sono salite nel frattempo altre passeggere, tutte anziane. Alcune sono vedove, c’è anche una divorziata. C’è familiarità con l’autista, un calabrese sulla cinquantina che ha sorrisi e parole per ciascuna. Si parla di matrimoni, figli, nipoti, lavoro che non c’è, tasse, bollette, pensioni che non bastano mai. Corruccia la fronte Domenico, quando gli chiediamo perché secondo lui le stesse medicine in Francia costano la metà che in Italia: «Sono più attenti alle famiglie» è la sua risposta.
La replica delle aziende: «E’ il mercato»
Alla stessa domanda, l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco, ovvero l’ente che regola i prezzi dopo intese con governo, regioni e aziende) ribatte che «Efferalgan e Voltaren sono medicinali in fascia C, quindi sono totalmente a carico del cittadino, in quanto ritenute né essenziali né da utilizzare per malattie croniche. Infatti, essendo presenti sul mercato farmaci equivalenti ad un prezzo inferiore, il cittadino è tenuto a pagare il differenziale». E dunque «non è nostra competenza regolamentare o disciplinare i prezzi di tali farmaci che seguono logiche di mercato proprie in ciascun Paese europeo». Stessa risposta che viene da Bristol-Myers Squibb, la multinazionale che produce l’Efferalgan: «Trattandosi di un medicinale di classe C, alla determinazione di un prezzo nei paesi concorrono diversi fattori e variabili, tipo distribuzione e margini imposti da grossisti e farmacie». Dello stesso tenore quanto affermato da Novartis, la società che commercializza il Voltaren: «In Italia il prezzo al pubblico dei farmaci non soggetti a prescrizione medica è stabilito liberamente da ciascun titolare di farmacia». Da noi «il mercato dei rimedi anti-infiammatori topici offre molti prodotti, tutti non rimborsati, il cui prezzo è in linea con quelli della linea di Voltaren». Un farmacista aggiunge: «Si, esiste questo “pellegrinaggio” fuori confine, ma io assisto anche al fenomeno contrario: in tanti arrivano dalla Francia per acquistare farmaci da noi. Soprattutto quelli anti tumorali, che costano meno che da loro». Intanto il torpedone da Briançon è arrivato a Torino. La settimana prossima si riparte.
25 luglio 2014 |CORRIERE DELLA SERA / CRONACHE